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Rispetto alle altre avventure del Consonni, questa mi sembra un pò stringata, Come se l'autore non volesse più raccontarci del Consonni. 66 anni è ancora giovane per morire. Quindi è l'ultima avventura????. Comunque mi è piaciuta meno rispetto le altre
Il titolo impressiona e l'incipit con le esequie del Consonni intristisce, arrivi anche a non capire il suo senile romanticismo e divori il romanzo per vedere dove Recami ti conduce con questo episodio delle case di ringhiera. L'ultimo?
Puntata particolarmente ricca e avventurosa, piena di colpi di scena e di imprevedibili epiloghi, pur nella consueta narrazione grottesca e improbabile, sia dei fatti che dei personaggi. Questi ultimi sono però tutti colmi di valori umani, nel bene e nel male, ed è quanto mi pare l’autore voglia far emergere, insieme e forse più della “storia”stessa. A mio parere ci riesce e invoglia alla lettura di tutta la serie, che io consiglio per intero, ma dall’inizio alla fine, in sequenza, per una migliore comprensione e soddisfazione.
Recensioni
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Recami gioca ancora con gli stereotipi della narrazione, non ha remore a prendere in giro mostri sacri come Buzzati e Nabokov, ma questa volta, di fronte all’amore vero, deve fermarsi.
«Una specie di Commedia umana che stravolge i canoni del thriller ma ne apre di nuovi e geniali». -
Alessandra Rota, la Repubblica
«Recami gioca a rimpiattino col lettore, facendogli credere di aver scritto un vero noir». -
Sergio Pent, TTL - La Stampa
«Insieme con Malvaldi e Robecchi Recami forma il miglior trio del giallo ironico italiano». -
Il Fatto Quotidiano
No, non ci credo, non è possibile; appena ho aperto questo nuovo, atteso libro di Francesco Recami ecco lì una notizia che non avrei mai voluto leggere: il Consonni è morto.
No! come può essere successo? Sì, non era più un giovanotto, ma neppure si poteva definire un anziano, con i suoi sessantasei anni portati bene. L’adorato nipotino – il piccolo Cipolla - come l’avrà presa? E la figlia? Come farà senza di lui adesso a organizzare la sua vita da madre single con un lavoro impegnativo? E la professoressa Angela Mattioli, la sua fidanzata che gli voleva bene, malgrado tutto? Per non parlare poi di tutti gli altri coinquilini della casa di ringhiera milanese in cui vive – no, già, in cui viveva - e che erano suoi amici (chi più chi meno) e spesso si erano trovati a condividere con lui quelle strane avventure che sembravano vere e proprie indagini poliziesche nelle quali lui si buttava con tanta passione…
Ma andiamo con ordine, perché Recami ci racconta tutta la storia dall’inizio.
Un inizio un po’ burrascoso perché il Consonni ha preso una deriva insolita per un uomo serio come lui: mentre Angela è momentaneamente a Bruxelles, si è innamorato di Svetka, una giovane donna di origine ceca, una barista. Non credeva affatto di farsi così coinvolgere da lei: l’idea iniziale era quella di aiutare, soprattutto dal punto di vista economico, una bella ragazza in difficoltà. Tuttavia pensala oggi, pensala domani, ecco che si è trovato a pensarla spesso, troppo spesso, quella prorompente, gentile ragazza. E così ci troviamo di fronte a un Consonni cambiato, più allegro, ringiovanito, un po’ farfallone.
Ma la sua debolezza senile (della cui assurdità è il primo a rendersi conto) non è destinata a rimanere solo una parentesi divertente e sentimentale perché Svetka ha tanti, seri problemi. Questa volta l’indagine diventa poliziesca sul serio e Consonni non gioca – più o meno consapevolmente - con ironia e qui pro quo, ma si trova a fronteggiare sfruttamento e tratta di giovani donne dall’Est. Una questione seria davvero, che prima lo fa ammalare e poi perdere la testa.
Con i piccoli sgarbi, le maldicenze, le vendette quotidiane restano a giocare gli altri inquilini della casa di ringhiera: l’amico-nemico De Angelis, ossessionato dalla sua automobile BMW; l’ex alcolista Claudio passato dal ruolo di padre di famiglia in un appartamento a quello di badante in un altro, per la perfida Mattei-Ferri, invalida per convenienza; i peruviani caciaroni… La solita caotica, stralunata e incattivita convivenza.
Recami questa volta riesce, percorrendo la stessa strada battuta da Camilleri, Robecchi o Manzini (per citare giallisti contemporanei tra i più amati dai lettori), a mescolare dramma e commedia trasformando la sua casa di ringhiera, che sino a oggi era stata più che altro lo scenario di una serie di farse, in un anfiteatro da tragedia greca. Ma non temete, rimanendo sempre fedele a sé stesso e alla scrittura leggera e divertente che abbiamo imparato ad amare.
Recensione a cura di Wuz.it
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