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Ha soddisfatto la mia voglia di far fatica, ha costretto la mia concentrazione ad uno sforzo continuo. Non è stata una lettura; è stata un'esperienza emotiva, linguistica, stilistica, musicale - piena. Testo difficile, ostico, contorto, impietoso, dalla struttura frammentata; un accavallarsi e un sovrapporsi continuo di voci, azioni, pensieri e piani temporali diversi, in un unico registro: la voce di Antonio Lobo Antunes, che attraversa e unisce il tutto, ricomponendo i frammenti e creando la finale unicità, dove tutti i cerchi si chiudono alla perfezione e il corpo della storia si ricompatta. Un testo cubista impossibile da descrivere, fuori dagli schemi, che sfugge alle definizioni, ma potentemente poetico, evocativo e suggestivo, in grado di stupire, disorientare, spaesare, scoraggiare, snervare, irritare o disgustare. Abbandono, solitudine, isolamento, dramma, cinismo, perdita, dolore, morte, amori negati, amori sfibrati, odio - non manca nulla di tutto ciò - e su tutto una passione, un'unica bruciante passione - i tanghi di Carlos Gardel: "Finché ci saranno una fisarmonica e un pianoforte e un violino e Carlos Gardel sul giradischi a cantare una milonga per noi, non ci manca niente, dico niente per ricominciare da zero e essere felici."
Recensioni
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"Andiamo a Guincho, dai surfisti? Come se non stessimo andando insieme al mare, da Lisbona a Cascais, planando sopra l'asfalto come gli angeli."
La musica struggente di Gardel come colonna sonora e tre voci interiori che si alternano in un canto di morte. Questo romanzo è dominato dal senso della perdita e della sconfitta di chi sopravvive a una scomparsa reale di cui in qualche modo ognuno è responsabile. Nuno è il ragazzo davanti al cui letto di morte, come in un'orazione funebre, si alternano le voci del padre, della madre e della zia, e ognuno di loro ripercorre la propria storia e le relazioni con gli altri protagonisti della vicenda familiare attraverso la consapevolezza che gli errori, l'egoismo, la distrazione hanno necessariamente condotto a quell'esito drammatico. La morte è causata da un'overdose, cioè da un eccesso di infelicità di Nuno, da quello spirito di autodistruzione che ha accompagnato anche le scelte di vita dei suoi genitori.
Álvaro, il padre, che aveva rifiutato il figlio fin dal primo annuncio del suo concepimento, ora, davanti alla sua morte, scopre di provare per lui un amore intensissimo, di desiderarne la vita, di non accettarne l'abbandono: è lui a introdurre il tema della musica di Gardel che diventa l'ossessione da cui non può, né vuole, liberarsi.
Cláudia, la madre, rifiutata, abbandonata, offesa dall'egoismo del marito ha cercato in giovani amanti (giovani come suo figlio) di stordirsi dal suo sentimento di sconfitta, e ora deve affrontare quella prova impossibile, e continuerà a cercare di sfuggire al proprio dolore, andandosene sempre più lontana.
Graça, la sorella del padre, medico come professione, in adorazione del fratello per tutta la vita: ora vorrebbe annullargli quel dolore, ma non lo potrà fare, così come non ha mai potuto accogliere nella sua vita altri uomini e si è rassegnata all'isteria di varie compagne con cui ha avuto delle storie.
Questi tre personaggi, nei loro intensi intrecci di dolore e passione, costruiscono la storia, che è anche storia nostalgica di un Portogallo che non esiste più.
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