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scheda di Carmagnani, P., L'Indice 1996, n.11
Paul Morand disse di se stesso che aveva passato la vita a barcamenarsi fra "scrittori che lo consideravano un diplomatico e diplomatici che lo consideravano uno scrittore". Egli fu entrambe le cose, ma fu soprattutto un instancabile viaggiatore. Poco dopo i quarant'anni abbandon• la carriera diplomatica che già l'aveva portato in giro per il mondo e si dedicò unicamente a viaggiare e a scrivere. Amico di Cocteau, Satie e Ravel, ammirato e invidiato da Proust, che scrisse un'introduzione per la sua opera prima narrativa "Tendres Stocks" e affermò che avrebbe voluto poter vivere come lui, Morand fu il più celebre degli scrittori francesi della generazione del dopoguerra. Il tema del viaggio, preponderante nell'opera come nella vita di Morand, ritorna in "Monsieur Zero", che narra le vicende del finanziere Silas Cursitor, in fuga dagli Stati Uniti dopo il crollo del suo immenso impero economico. Travolto dall'ingranaggio dei propri bluff, incredulo di fronte alla disfatta, questo gigante della finanza vaga ormai solo in cerca di un angolo di mondo disposto a offrirgli un rifugio. La sua è una fuga verso il nulla, alla ricerca di un continuo altrove, in cui l'unica cosa che conta è muoversi, sempre più veloce della giustizia che lo insegue. Automobili, treni, aerei, navi, paesaggi che si susseguono vorticosi. Ma a Morand bastano poche brevi notazioni per captare, come in un'istantanea, la quintessenza di un'atmosfera: una mattina assolata sulle terrazze dei caffè di Nizza, la folla vociante di un tribunale egiziano, la luce delle strade di Tangeri.
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