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Smessi i panni di Charlot Chaplin indossa quelli di Monsieur Verdoux dove questa volta a differenza del vagabondo è un personaggio del tutto all' interno della società e non risparmia fracciate a componenti di essa come famiglia e il cattolicesimo prendendo di mira soprattutto il mondo piccolo-borghese e mettendo in rapporto omicidio inteso come uccisione di una persona o un numero ristretto di esse e la guerra con tutti i morti che si porta appresso. Nelle gag qualche eco del vagabondo c' è, la figura è decisamente ribaltata e non ci troviamo davanti più a Charlot ma caso mai ad un suo alter ego.
Un film in cui Chaplin, abbandonato il muto, ma non la sua grande forza espressiva e le tematiche sociali presenti in tutte le sue opere, torna a riflettere su problemi importanti su cui tutti in un certo senso si sono interrogati e continuano a farlo. Nelle parole di Verdoux (assassino di vedove per soldi, dopo aver perso il lavoro) condannato a morte, si sente l'eco di un'anima che vuole credere in qualcosa di importante come Dio, dentro di sè in fondo non c'è una malvagità innata, egli è una persona sensibile, ha una famiglia a cui vuole bene, ma i cattivi eventi lo hanno ferito, la sua onestà non è stata ripagata e come spesso accade tutto ciò ha fatto sì che la sua sensibilità si chiudesse in una specie di autodifesa, trasformandosi in un impulso contrario. A chi non è capitato di agire in buona fede verso qualcuno e poi essere stati traditi. Allora che fare? Continuare ad essere onesti oppure è meglio fare come tutti gli altri? Bisogna adattarsi al fatto che l'onestà è diventato sinonimo di stupidità e diventare dunque maliziosi e malvagi? Questo è uno degli interrogativi sollevati dal regista, una persona onesta, ferita dalla società si trasforma in un ribelle, in un assassino, pur conservando in fondo al cuore un qualcosa che soffre del suo essere ciò che non vorrebbe ma di cui si vede costretto ad essere. Chi dunque potrà salvarlo da questa sua doppiezza? Chi potrà capire e perdonare questa sua debolezza, questo suo essersi assuefatto al male dopo averlo subito? Chaplin pone innanzi al pubblico la storia di questa persona che muore per le sue colpe, serbando in fondo il rimorso di una bontà inespressa, di una malvagità che non avrebbe voluto ma di cui è stato comunque consapevole e partecipe. Verdoux va infine incontro alla giustizia, nelle sue ultime parole si avverte la celata speranza che solo Dio potrà rendergli grazia.
E un film bello, istruttivo, e particolare, in cui stranamente si da ragione all'assassino e non alle assassinate.
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