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Anno edizione: 2021
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Naturalmente un classico. Naturalmente un capolavoro. A un libro del genere non si può dare meno di 3/5. Ciò che mi è decisamente piaciuto è la mirabile capacità descrittiva ed evocativa di Melville del mare e di tutto ciò che lo circonda; la descrizione del Pequod e dei suoi naviganti; e soprattutto la gigantesca immagine di Achab che rivaleggia in possenza con la balena. Anche i ramponieri e gli ufficiali sono ben tratteggiati, sebbene in un romanzo di tale lunghezza mi aspettassi una maggiore caratterizzazione psicologica. La ricerca di Moby Dick e lo scontro finale con quest'ultima sono di certo tra le pagine più belle della narrativa americana. Ma non posso apprezzare a fondo il libro per alcuni motivi. Il più importante: la minuziosa trattazione delle metodologie di caccia alla balena e le spiegazioni di cetologia (vi è un capitolo con questo titolo!) sono effettivamente troppo ampie e a volte contorte e piene di termini di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. In molti di questi capitoli di "non azione" Melville inserisce un significato simbolico e spesso si sprecano metafore che comprendono soggetti biblici: purtroppo però, in questi punti di ampia digressione, non sempre mi sono sentito coinvolto all'interno della storia, preferendo di gran lunga seguire le vicissitudini e i pensieri dei personaggi. Ritengo che la figura di Achab sia una delle più drammatiche e riuscite della storia della letteratura, ma in certi punti la ripetitività del romanzo mi ha annoiato, nonostante capissi che alcuni dettagli sottintendevano altri concetti più astratti. Alti e bassi dunque. Come le onde dell'oceano che l'uomo non deve sfidare perchè insondabile. Come Moby Dick, con la sua alta gobba e la sua bassa e terribile mascella. Essa è il male assoluto, ma anche l'irraggiungibile desiderio di vendetta e Achab diviene blasfemo e già condannato quando, abbandonando la sua umanità, si mette alla sua caccia.
Il libro è un assoluto capolavoro, che non credo possa lasciare indifferenti. Non c'è punto in cui non scorrano i brividi, non vengano in mente mille riferimenti e non ci sia bisogno della matita per segnare anche solo una parola. Il finale, poi, è lacerante, purché non si cerchino melasse buoniste o simbolismi d'accatto (ma in quel caso non si può arrivare alla fine): la profondità di Moby Dick è incommensurabile, il suo cucirsi addosso dimensioni sempre nuove e sempre più spasmodiche ha dell'incredibile. Voto 4 e non 5 per la pessima cura editoriale di quest'edizione: bella la traduzione, almeno stando a quel che conosco dell'originale; ma parecchi i refusi, troppi quelli che sfiorano la sciatteria. Onore al merito di quest'ulteriore edizione economica di classici immortali, onore al merito soprattutto perché l'essermi trovato davanti questo libro al prezzo giusto e al momento giusto ha fatto sì che l'acquistassi e ne bevessi in un solo inebriante sorso l'intero oceano. Ma è davvero deprimente la mancanza di attenzione e di revisione (già a partire dalle informazioni editoriali).
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