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Anno edizione: 2007
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Abbiamo perso la dimensione sapienziale del diritto. Ma cos'è il diritto? quale le sue fonti? Il diritto non va formalisticamente ridotto alla legge e all'apparato autoritario:si tratta pur sempre di una scelta politica, ma attenzione, il diritto comunque viene prima! La civiltà medioevale aveva l'autonomia del giuridico: una onticità (presupposta dal diritto, della realtà sottostante) da interpretare nell'Ordinatio che nella propria ragione pone dei limiti alla "sua" (!) libertà. Eccoci alla lettura del reale non come forma e comando. Col moderno al pluralismo si sostituisce il monismo del Principe con la mistica della legge. E quindi: principio di legalità, nei suoi teoremi, se non sillogismi. Pensare il diritto come norma (e quindi anche sanzione) lo fa pensare come potere.Invece, servono: ragionevolezza,adeguatezza, non arbitrarietà e richiamarsi al diritto vivente. Nel libro si intercalano di continuo, ma in modo armonico, nitide e panoramiche (bensì profonde concettualmente) ricostruzioni del diritto come avvenuto (o avvertito) nelle varie epoche, nei vari autori, ad es. giusnaturalismo, positivismo, l'avvento del capitalismo con l'homo oeconomicus, lì'individualismo astratto fuori dalla relazione col collettivo, i corpi intermedi e il pluralismo, la complessità del sociale, il legalismo che soffoca e cosi via. Un libro scritto magistralmente.
Un po’ complesso, in quanto tende ad ampliare troppo il discorso, rendendo l’argomento complicato da capire
Recensioni
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Nozioni e principi fondanti della civiltà giuridica moderna sono analizzati criticamente dall'Autore che, utilizzando gli occhiali dello storico del diritto, denuncia coraggiosamente semplicismi e mitologie, intendendo con questo contribuire ad una coscienza più vigile del giurista contemporaneo.
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