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Il mito di Mussolini, scrive Didier Musiedlak, docente a Parigi-Nanterre, "finì per divorare il fenomeno fascista". Proprio al fine di comprendere tale dinamica, questo saggio si pone l'obiettivo di scandagliare un personaggio sfuggente, da certuni ancora amato. Partendo dallo stralcio autobiografico che il futuro duce scrisse quando era ancora nel Psi (inverno 1911-1912), e passando per Dux di Margherita Sarfatti, si perviene alle apologie più tarde. Il tutto viene riletto alla luce della mitizzazione coreografica di regime, promossa da Augusto Turati come da Achille Starace, e di Storia di un anno, serie di articoli pubblicata da Mussolini stesso nell'estate 1944 sul «Corriere della sera», dove, alla sdegnata denuncia della congiura del luglio '43, univa la presentazione di sé come di un martire, redivivo per la salvezza della patria. L'elemento ricorrente nei testi è l'esaltazione dell'energia di Mussolini (cui si collega spesso quella della rude e virtuosa terra d'origine): stando alla maggior parte dei biografi, fu proprio l'energia a sospingere inizialmente il "ribelle" socialista come un rivoluzionario e a permettergli poi, una volta al potere, di trasformare lo stato; ma il sovversivismo degli anni socialisti venne ridimensionato dai cantori del capo fascista. La formazione di Mussolini, dalle letture di Fouillée, Nietzsche e Darwin al decisivo incontro con Angelica Balabanoff, è ben ricostruita. Stupiscono però sia l'assenza di rimandi alla brillante e discussa biografia mussoliniana di Paolo Valera (1924), sia il credito offerto a fonti quali Mussolini stesso, o Alfredo Rocco, per le notizie relative alle capacità sportive o lavorative del dittatore.
Daniele Rocca
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