Il filone dello humour intellettuale, i cui coltissimi autori hanno come primo obiettivo proprio quello di farci ridere dei tic e delle aberrazioni del mondo dei colti, ha particolarmente fortuna nei paesi francofoni, dove annovera scrittori di successo come Pierre Bayard e il belga Bernard Quiriny. Jean-Marcel Erre, che si firma J. M. Erre, con questo suo quarto romanzo (che però è il primo a essere tradotto in italiano) si inserisce in questo settore in ottima posizione, garantendo ai suoi lettori un sofisticato divertimento fondato su una conoscenza minuziosissima non solo dell'opera di Conan Doyle ma anche di tutti gli apocrifi fioriti intorno alla figura di Sherlock Holmes dopo la morte del suo creatore. Il punto di partenza dell'intreccio è canonico: un gruppo di eccelsi studiosi di Holmes, riunitosi in un albergo svizzero, si trova isolato dal mondo a causa di una valanga. Nella piccola comunità, lacerata da rivalità profonde, cominciano a verificarsi misteriosi omicidi, fra il terrore e i reciproci sospetti dei sopravvissuti. Questa trama tipica non è che il pretesto per la verve caricaturale di Erre, che da un lato racconta con brio la lotta senza esclusione di colpi tra gli aspiranti alla prima cattedra del mondo di holmesologia, dall'altro passa in rassegna tutti gli sviluppi possibili della scienza holmesiana: se Holmes, figlio segreto di Frankestein, avesse creato Watson con pezzi di cadaveri di scrittori? E se fosse invece un robot teleguidato dal capitano Nemo? Oppure un extraterrestre ermafrodito, o magari il vero padre di Arsenio Lupin? Al lettore che rischia di essere travolto da questa ridda di ipotesi stravaganti offre una guida affidabile la divertente monografia Sherlock Holmes per Negati, interpolata al racconto e traboccante di erudizione e di ironia. Mariolina Bertini
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