Un banale episodio nella vita quotidiana di una donna - lo smarrimento di un lenzuolo rosso - diviene occasione per avviare un immaginario dialogo a distanza con la madre biologica dei propri tre figli adottivi. Nasce una lunga lettera-interrogatorio ad una figura misteriosa, di cui è lecito dubitare della stessa sopravvivenza, mai conosciuta se non per pochi evanescenti frammenti d'informazione, ma che è un inevitabile termine di paragone. Donna insieme complice e giudice, evocata in ricerca di aiuto ma anche inconscia figura di confronto e metro di autovalutazione. L'unilaterale richiesta d'aiuto diviene quindi un monologo, evocatore di luoghi della memoria, di osservazioni sul reale e, soprattutto, di una folla di figure, quasi tutte femminili, spesso accomunate da forti storie di maternità, che hanno lasciato un segno nella vita dell'autrice. Pur appartenendo a mondi diversi, i personaggi, snocciolati uno per volta, aggiungono ognuno una nuova tessera al mosaico di una ricerca interiore fortemente animata da contrasti e contraddizioni. Sono le vite di altri, vite realmente incontrate, attraversate, sfiorate, archiviate. Quelle vite talvolta "romanzesche" che, unite da un filo rosso - anzi, da un lenzuolo rosso - diventano la nostra stessa vita.)