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Si tratta di una piccola antologia curata da Sabino Chialà e Lisa Cremaschi, fratelli del monastero di Bose. Quelle che seguono sono alcune “chicche” del lavoro di selezione già operato sul “mare magnum” dei testi patristici che non sono avari neppure sul tema della Chiesa peccatrice. Ireneo di Lione (130-202) in “Contro le eresie”: “La moglie non credente è santificata attraverso il marito credente (cf 1 Cor 7,14)… anche Mosè sposò una donna etiope e ne fece un’israelita, indicando in antecedenza che l’oleastro sarebbe stato innestato sull’olivo e sarebbe diventato partecipe della linfa”. Ilario di Poitiers (320-367) nel “Trattato sui misteri”: “Non c’è il minimo motivo di dubitare che qui si debba riconoscere una prefigurazione della chiesa (Osea 1,2)… Innanzitutto la prostituta è scelta come sposa dal Dio di fede e di giustizia, e poi i non-amati, i non-suoi, coloro che furono generati dalla prostituta, sono chiamati figli del Dio vivente (Romani 9,24-26)”. Girolamo (347-420) nelle “Lettere”: “La prostituta lava i piedi del Salvatore con le lacrime e li asciuga con i capelli. Come figura della chiesa, radunata dalle genti, merita di udire: Ti sono rimessi i tuoi peccati (Luca 7,48)”. Origene (185-253) nelle “Omelie sul Cantico dei cantici”: “E’ veramente bella e posso scoprire come la sposa sia bella; ma cerchiamo piuttosto come, essendo nera e priva di candore, sia bella (Cantico 1,5-6). Ha fatto penitenza dei suoi peccati e la sua conversione le ha donato la belleza, per questo la si santa come bella. Ma poiché non è ancora stata purificata da ogni macchia di peccato e non è stata ancora lavata nel bagno della salvezza, viene detta nera; eppure essa non rimane sempre in tale nerezza, ma diventa bianca. Per questo quando si innalza a cose più grandi, quando inizia a salire dalla bassezza di questo mondo a realtà più elevate, la si dice bianca (Cantico
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