Il mio gatto Chico

Una mattina d’ottobre, mentre stavo svolgendo il mio stage presso una biblioteca, mi sono casualmente imbattuta in questo libro: "Il mio gatto Chico" di Elsa Haertter. Non ne avevo mai sentito parlare, del resto non è recente. La copertina, con la fotografia di un delizioso un gattino tigrato, ha immediatamente catturato la mia attenzione, non solo perché adoro follemente gli animali, ma perché il gatto raffigurato è identico alla mia gatta Minni, fedele e inseparabile amica per ben diciannove anni. Ho iniziato a leggere e a sfogliare questo libro, con le lacrime agli occhi. Le protagoniste sono proprio le immagini, mentre le parole le accompagnano dolcemente, con il compito di disporle cronologicamente nel tempo e nello spazio.Chico era un bellissimo gatto tigrato, dai rotondi occhi stupefatti. Elsa lo definirà un gatto “comune”, ma sarà proprio questo gatto “comune” dal musetto birbante a rubarle il cuore. Nato nel 1968 in una cantina di un condominio milanese, Chico verrà salvato a sole tre settimane di vita dalla soppressione e verrà adottato proprio da Elsa. Diverrà il suo compagno di vita per venti bellissimi anni. Elsa ci racconterà del suo cuscino preferito, del suo angolo preferito, delle sue regolari abitudini e della sua presenza rassicurante in casa, capace di rasserenare persino l’animo più inquieto. Del resto, come afferma Elsa, da ogni animale “si riceve molto di più di quello che si dà”. Sul finale del libro è impossibile non piangere. Le ultime foto verranno scattate appena morto e sul luogo della sua sepoltura, ma non si svilupperanno mai. Come ci racconterà meravigliata Elsa, resteranno nere, come se Chico volesse essere ricordato solo com’era in vita.Chi ama i gatti sa quanti essi siano importanti nella nostra vita quotidiana. Senza che ne accorgiamo, diventano parte integrante della nostra anima e quando se ne vanno, resta un vuoto immenso, impossibile da colmare.