Con Minimo & sostenibile si chiude la trilogia di libri che ha scandito il progetto culturale di Gino Finizio durante l'ultimo decennio. Nel 2002, Design & management. Gestire l'idea faceva il punto sulle connessioni tra culture di progetto e culture d'impresa, creazione e produzione, con un'attenzione particolare rivolta a reciproche potenzialità e responsabilità nel momento in cui queste si misurano con comunicazione e marketing. Nel 2006, Architettura & mobilità. Tradizione e innovazione, centrava la riflessione sul mondo del Transportation Design, nell'ipotesi che quello della mobilità fosse il campo di ricerca più importante dove investire in un'innovazione tesa a costruire un nuovo complessivo funzionamento del territorio. Il terzo volume torna sui temi trattati attraversandoli entro un'osservazione nuova: guarda a ciò che è minimo e sostenibile. E paradossalmente lo fa aprendo un campo sterminato, a suggerire che ciò che è minimo, come ciò che massimo, è un assoluto, non una riduzione. Le oltre mille pagine del volume disegnano questo campo esteso, aperto, fitto di oggetti, fotografie, architetture, luoghi, disegni, progetti, ritratti, citazioni, saggi brevi, annotazioni, conversazioni. Si parla di ambiente, natura, città, viaggi, design, moda, arte, mondo dei consumi e del risparmio, di scuola, università, industria, dei protagonisti della cultura progettuale internazionale del Novecento, della loro lezione e dei loro oggetti che riempiono le nostre case e le nostre città. Fino a comporre un atlante generoso di indicazioni e aneddoti, che solo apparentemente divaga tra le sette sezioni che lo scandiscono: Aria, Analisi, Attori, Attività, Architettura, Auto, Artificio. La rotta è in realtà ferma. E ogni volta riporta al connubio del titolo, Minimo & sostenibile. Dove ciò che è "minimo" recupera tradizioni ed esperienze che hanno messo a punto funzionamenti essenziali, razionali, semplici, elementari, tesi a fare molto con poco, in nome di moniti etici ed estetici: less is more, Existenz Minimum, minimal art, architecture, design. Al contempo, ciò che è "sostenibile" ricolloca questa stessa tradizione entro un quadro morale profondamente cambiato rispetto al passato, dove i temi e le ragioni della sostenibilità impongono nuove frontiere alle culture del progetto. Finizio invita ad attraversarle nella consapevolezza di un nuovo "umanesimo disegnativo" emergente, capace di creare "prodotti umanizzati". Minimi, e sostenibili perché disegnati sugli utenti e come tali capaci di essere compresi e amati come oggetti d'uso e non di consumo. Si guarda bene l'autore a non sconfinare oltre il campo della produzione industriale e di un progetto che ha ambizioni universali, a non confondere la personalizzazione del prodotto con il "far da sé". Il richiamo alla bottega, al mestiere, al sapere artigianale è trasmissione di conoscenza e tecniche, non improvvisazione. Eppure è su questa soglia tra produzione e autocostruzione che il pragmatismo della nuova sostenibilità porta a riflettere. La centralità che tale questione ha assunto in relazione alla creazione e produzione di oggetti, al loro uso, reinterpretazione e riciclo, trova nel design un passaggio obbligato. Minimo & sostenibile è un invito ad affrontarlo fuori dalle scorciatoie che altroconsumo, elogi della frugalità e autoproduzione insistentemente suggeriscono. Angelo Sampieri
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