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L'incessante dolcezza ad amare e a fidarsi della vita, negli improvvisi che la scuotono in bene, nelle spallate che lo stupore può donare su un animo troppo ammaccato, in quegli attimi rapidi come stormi indisciplinati che diventano pagina nuova e piccola esultanza grata: "Se ancora non vediamo, se ancora non rispecchiamo la verità imperitura e nitida, non significa forse che ci resta un pò di strada da fare? Che siamo tuttora vivi?". Ospiti di queste prose e del suo creatore, un uomo che toccò sulla sua carne il dolore della deportazione, possiamo solo godere di questa somma di olfatti e di sguardi, di aliti e di doni. Quelle mani del tempo, sempre con lo scalpello attivo, qui vengono amate e abbracciate in una consapevolezza che dovrebbe farsi contagio: "Invecchiare non è affatto un castigo di Dio, ha una sua grazia, i suoi toni caldi, invecchiare sereni non è cadere in basso, è elevarsi". Quando la coscienza ci si aspetterebbe altro da uno spirito così segnato, arriva la vita col suo mandato regale a intagliare in un sensibile indurito le pieghe di una bellezza che lo conquista e lo cura. Sono appunto quelle le miniature salvifiche, scaglie di qualche cielo inatteso che planano volenterose sul terreno del disagio, e che nel giusto vento che concede un'ora riescono a risolvere anni e anni di grigiore: "Allora anima e mente si schiariscono, il turbine di pensieri si dilegua, e nell'insonnia agitata fanno la loro comparsa pensieri ispirati e importanti che ci sfiorano anche nel trambusto diurno". Qualcosa insomma che tracima con misura, che si sorseggia e si accetta come spettatori riconoscenti; questo il cuore del libro, costruito su voci eterne: il lago, il poeta, il respiro, la solitudine, il bosco, nostalgie per una vita che si può sempre riprendere se si sa offrirle ascolto, fiducia, braccia tese. Una pastorale del cuore, un piccolo grande diario che soffia spifferi di guarigione. Natura e uomo, spirito e foglia, in un concerto che è puro sentire.
"Stanotte ha piovuto e il cielo ora è striato di nubi e a tratti cade un piovischio leggero. Io me ne sto sotto un melo fiorito e respiro. Non solo la pianta, d' intorno anche l' erba è umida di pioggia: il profumo dolciastro dell' aria non c'è nome che lo descriva. Lo aspiro a pieni polmoni, m' impregno del suo aroma, respiro, respiro, a occhi aperti talvolta, talaltra chiusi: cosa sia meglio non so. Eccola la libertà, quell' unica libertà, la più amata, che il carcere ci nega: respirare così, respirare qui. Non vi è al mondo alimento, non c'è vino né bacio di donna più dolce per me di un' aria come questa, un' aria piena di fiori, umida e fresca."
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