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E’ il reportage di una giornalista italiana che descrive l’Iran post rivoluzionario dopo l’ascesa di Khatami, eletto presidente nel 1997. Questa è la rara testimonianza di una donna occidentale in una repubblica islamica il cui codice sociale è rigidamente regolamentato dal regime. Lo stile risente molto del linguaggio giornalistico, a volte molto conciso e troppo impersonale. Altre volte invece l’autrice racconta di come è intervenuta in dibattiti di intellettuali iraniani durante il suo soggiorno in Iran e si sofferma ad esprimere le sue considerazioni che danno calore e colore al racconto. Di qui si intravede un desiderio vero di conoscenza al di là degli interessi del mestiere : la giornalista nel corso di questa esperienza professionale sembra prestarsi come mezzo di comprensione tra due civiltà che si vedono per forza in antitesi. E i diversi personaggi con cui ha potuto interagire durante il lavoro di reporter a Teheran vengono brevemente descritti e forniscono un’immagine del paese “tel quel”, dipinto con gli occhi di una “outsider” neutrale. Non ci sono le inutili esagerazioni artificiose, le sbavature che avrebbero potuto rendere il libro più “commerciale” ma falsato e poco spontaneo. Al lettore sembra di vivere in prima persona le peripezie avvincenti da mille e una notte dei tempi moderni. La difficoltà in apparenza banale di adeguarsi al “chador” - da indossare obbligatoriamente tutti i giorni come fosse un dispositivo di protezione nei confronti della società - è un elemento chiave, un “topos”, nella nostra percezione di estraneità al primo approccio verso un altro mondo.
Recensioni
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Un' inedita testimonianza di una giornalista italiana che ha trascorso circa tre anni in Iran, seguendo giorno dopo giorno la tormentata fase di cambiamento inaugurata dal presidente Mohammad Khatami. Nel libro si intrecciano le esperienze dei protagonisti del "nuovo corso", in particolare le donne e i giovani, e quelle vissute in prima persona. Lo sguardo dell'autrice rivela una realtà ricca di contraddizioni e paradossi, dove a una straniera può capitare sia di subire le minacce degli integralisti sia di sfidare le regole islamiche per assistere ad una partita di calcio allo stadio, unica donna fra 120.000 uomini.
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