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Miles. L'autobiografia non può lasciare indifferenti. Miles Davis l'ha scritta con l'aiuto di Quincy Troupe, poeta esperto di jazz, che l'avrà pure aiutato, ma chissà se va a suo merito il fatto dal momento in cui si inizia questa favolosa autobiografia è difficile staccarsene. Sembra di avercelo lì di fronte Miles Davis, che racconta le vette e gli abissi della sua vita sogghignando o mugugnando incazzato, magari suonando ogni tanto la sua tromba. Pare proprio di sentirlo, coi suoi intercalare privi di mezzi termini ("le ho detto di andarsene, alla troia", "ero felice come un maiale nella merda" e via di questo passo) mentre ti racconta la gioia di suonare, o la difficoltà di essere un tossico, per di più nero, o l'egoismo sfrenato, o la sicurezza dei suoi mezzi e, costantemente per tutto il libro, la rabbia di chi appartiene alla razza oppressa per eccellenza degli Stati Uniti. Razza spregiata, quella nera, malgrado, secondo Davis, in essa stia l'autentica forza creativa del paese, sul piano musicale e non solo. Questa autobiografia, lo si sarà capito, si legge scorrevole come un romanzo, anche di più. Una cavalcata lunga oltre mezzo secolo che attraversa la storia degli USA. C'è il sogno americano, ma c'è anche l'incubo e ci sono tutte le dicotomie e contraddizioni del grande paese. Naturalmente c'è tanta musica. Quella suonata da Miles Davis che ha coltivato ogni aspetto del jazz dagli Anni Quaranta alla fine del secolo, nei momenti migliori in maniera trionfale, umiliando il proprio talento nei momenti più bui. C'è anche la musica suonata dai suoi colleghi, spesso soggetti folli, autentici dannati sulla terra o solo della società dove si ritrovano a vivere. E le donne, gli amori, le passioni, sopratutto una sete di vita che lo ha portato a cercare sempre qualcosa di nuovo, senza maifarsi mettere i piedi in testa da nessuno, tranne la droga. Anche chi non ama particolarmente la musica jazz può trovare diverse gratificazioni in questa avvincente autobiografia.
Magia pura, che ci fa viaggiare dalla East Coast alla West Coast continuamente lungo circa 60 anni di storia americana, storia del jazz. Emergono con forza aspetti razziali, culturali, sociali e personali. Miles si racconta con il linguaggio duro, simpatico e tagliente che gli è caratteristico. Sofferenze, sogni, difficoltà enormi, grandi soddisfazioni, grandi crolli, grandi rinascite, il tunnel profondo della droga, il mondo fantastico della musica jazz ed il suo grande amore per la musica. Miles Davis si racconta senza mezze misure, in modo orgoglioso, ammettendo anche in maniera molto netta i propri errori e le proprie debolezze, nel puzzle che è stata la sua vita folle ed esagerata. Sfilano nei suoi racconti grandissimi musicisti, geni assoluti. Lettura magica, onirica. Imperdibile
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