L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un Gattopardo serbo? sarei tentato di pensarlo, date le analogie tra il principe di Salina e Vuk Isakovic di "Migrazioni": entrambi dignitari, entrambi corpulenti e irascibili, entrambi ossessionati da un senso di morte e di disfacimento, entrambi accompagnati dall'immagine della stella come simbolo di certezza e di perennità (nel caso di Isakovic la stella è l'immagine della Russa quale patria ideale). Ma naturalmente tra "Il gattopardo" e "Migrazioni" sono molto piu' le differenze che le analogie..."Migrazioni" è un romanzo "storico", certo, ma non una rievocazione in costume né una celebrazione della storia serba: lo sguardo dell' Autore sul passato è quello tipico della Modernità: una malinconia profonda che vede nelle vicende storiche il segno della precarietà, dell'effimero, dell'assurdo, del Tempo che ingoia persone ed eventi; l'autore rispecchia quest'idea della Storia nel paesaggio stesso in cui vivono i personaggi: un fangoso paesaggio danubiano fatto di paludi, acquitrini, boschi. "Migrazioni" è una lettura impegnativa: scritto in uno stile fosco e potente (bellissimo), la vicenda - quasi priva di dialoghi - oscilla in perfetto equilibrio tra la descrizione della vita interiore dei personaggi e quella delle vicende storiche o quotidiane, il tutto con una ricchezza incredibile di dettagli. Leggendo non ci accorgiamo che l'Autore proietta su uomini e donne della metà del XVIII secolo pensieri, atteggiamenti e sentimenti che sono propri della sensibilità moderna: ma, appunto, non ce ne accorgiamo, tanta è la mestria dell' Autore: e proprio questo, secondo me, è il miracolo di "Migrazioni".
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
scheda di Rastello, L., L'Indice 1998, n. 7
Un uomo che è un reggimento e un reggimento che è il cosmo intero, la terra, la memoria, il caos, l'acqua infinita degli infiniti stagni danubiani. E poi l'eterna marcia all'indietro, marcia nel fango di un popolo intero destinato alla sconfitta dalla scelta celeste del capostipite. E, insieme, miti e figure della spiritualità ortodossa tradotti in narrazioni di gesta e amori: Mosca terza Roma ("un cerchio azzurro immenso, nel suo cuore una stella"), la migrazione come necessità, il soffio della sapienza divina sul creato, principio femminile, salvezza e nostalgia infusa in ogni cosa, il sacrificio del figlio divino, la follia in Cristo e l'abiezione come sole vie per riappropriarsi della perduta spiritualità, la terribile commistione di bellezza e sangue. Tutto in filigrana, nella storia di un vecchio, grasso, stanco e arrabbiato capitano di ventura serbo al servizio dell'imperatrice Maria Teresa ("Vagabondavano come mosche senza testa; mangiavano, bevevano, dormivano, e infine cadevano a passo di carica, entrando nel nulla, per volere e interesse altrui"). "Migrazioni "è un'epopea dal respiro immenso e vasto, salmodiante e ipnotica, costruita con qualche virtuosismo saltando dai registri del cantare popolare a quelli comici ed elegiaci. Forse l'esempio più affascinante, fra quelli tradotti nella nostra lingua, della capacità serba di affondare nei secoli senza manierismi o leziosità in costume ("Il passato è un abisso fosco e spaventoso. Ciò che è entrato in quel crepuscolo non esiste più e non è nemmeno esistito"). E anche un esempio inquietante di quell'"arte nazionale" su cui i carnefici della recente pulizia etnica hanno costruito il loro mito politico nazionale, mostrando come nessuna operazione culturale sia in sé immune da un uso scellerato. L'estate sarebbe l'occasione buona per appartarsi con quest'opera complessa e un po' spaventosa, pubblicata fra il 1929 e il 1962, se solo fosse disponibile in italiano qualcosa di più del primo volume (comunque un romanzo a sé di grande bellezza).
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore