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Una sola città, i suoi tanti nomi. Questo potrebbe essere un altro sottotitolo per questo libro in cui la storia di Breslavia, città della Polonia, viene presa come modello per una storia dell'Europa centrale. Un susseguirsi di nomi a seconda di chi governava questa città e la regione di appartenenza. Una città che ha vissuto su di sé i tanti avvenimenti che hanno costellato quella zona d'Europa nel corso dei secoli e che ha rappresentato un vero e proprio microcosmo di popoli,lingue e culture.
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Argomento di questo volume è la storia della città di Breslavia, vista come un "microcosmo" che riassume "l'Europa centrale nella storia di una città" e, nelle parole degli autori, "contiene una silloge condensata di tutte le esperienze che hanno fatto dell'Europa centrale quella che è: una ricca mescolanza di nazionalità e di culture; il Drang nach Osten tedesco e il riflusso degli slavi; una presenza ebraica di straordinaria eccellenza; una turbolenta successione di governi imperiali; e, in epoca moderna, una sconvolgente esposizione tanto al nazismo quanto allo stalinismo". Questa impostazione è in implicita polemica con le storiografie "nazionali", di cui anzi si prefigge il superamento obiettivo, va detto, pienamente raggiunto.
Un approccio del genere è peraltro confacente alla storia di una città coinvolta in pressoché tutti i maggiori sconvolgimenti della storia europea dalle invasioni mongole fino al crollo dell'impero sovietico, passando attraverso le guerre religiose, dinastiche e nazionali dei secoli tra Seicento e Novecento. Gli autori si sforzano sempre di inquadrare la storia cittadina (che non può non fare la parte del leone in un'opera simile) in un quadro di più ampio respiro, e generalmente ci riescono. Di particolare interesse è poi la breve discussione, appropriatamente collocata in apertura, del concetto stesso di "Europa centrale".
Il libro si articola in capitoli intitolati in base al nome corrente della città nell'epoca presa in considerazione. Breslavia è infatti una di quelle "città dai molti nomi", tutt'altro che infrequenti nella storia europea, e il lettore ha modo di seguire le trasformazioni della "Città-Isola" preesistente l'anno Mille in Wrotizla, Vretslav, Presslaw, Bresslau, Breslau e da ultimo Wrocław. Di fatto, ciascuno dei nomi è indicativo della sottomissione della città a una diversa entità statuale, anche se si può dire che solo gli ultimi due abbiano precise implicazioni "nazionali" nel senso moderno del termine. Ciononostante, gli autori rivolgono sempre una notevole attenzione alla storia delle varie comunità residenti a Breslavia, consci dell'importanza che le spaccaturelinguistiche e religiose avrebbero finito con il rivestire al momento della loro politicizzazione; inoltre (e non a caso), dedicano poco più della metà delle pagine agli anni compresi tra il 1871 e il 2000, con una netta sproporzione rispetto all'assai più lungo arco temporale preso in considerazione.
A ravvivare la narrazione intervengono storie personali e testimonianze dirette, a volte straordinarie. Sarebbe stato forse preferibile rispettare in tutto e per tutto la cronologia degli eventi, anziché aprire la narrazione con un prologo dedicato all'assedio che distrusse la città negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale anche se il capitolo in questione rimane una delle parti più interessanti dell'intero libro, seconda solo a quello finale in cui viene delineata, in modo veramente ben riuscito, la storia della brusca trasformazione di Breslavia da città tedesca in città polacca negli anni successivi al 1945, e quindi del ritorno a una dimensione europea nel periodo successivo al crollo del muro di Berlino.
Antonio Ferrara
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