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Il libro permette di conoscere un personaggio come Veronesi tramite le sue stesse parole. Ogni capitolo affronta un tema ed espone le idee di Veronesi in merito. Sicuramente un buon libro per conoscere meglio un personaggio di cui si parla tanto. Personalmente non credevo di trovarmi in disaccordo su alcune questioni, fino a che ho letto questo libro. Colpisce la dedizione assoluta di un uomo che ha dedicato la propria vita per aiutare il prossimo.
Questo libro-testamento, stilato con lucida sintesi e accorata partecipazione, ripercorre ogni singola battaglia intrapresa dentro e fuori la camera operatoria. Una militanza costante, coerente, intimamente avvertita e mai esibita o strumentalizzata. Ne Il mestiere di uomo l’oncologo milanese raccoglie e sintetizza l’insieme del suo pensiero, un pensiero grandiosamente umano, pulito e coraggiosamente laico. Il titolo del libro attinge dichiaratamente dai Pensieri dell’imperatore Marco Aurelio: «Al mattino, quando non hai voglia di alzarti, ti sia presente questo pensiero: mi sveglio per compiere il mio mestiere di uomo.» Veronesi testimonia e promuove un esercizio del vivere responsabile e consapevole, un vivere civile fondato sul rispetto e la reciprocità. Il mestiere di uomo può intendersi come un manifesto programmatico, come un testamento morale o, più semplicemente, come una corroborante iniezione di positività. I toni sono talvolta paternalistici, ma nel senso più alto del termine, e a novant’anni – con alle spalle quattordici lauree honoris causa e circa ottocento pubblicazioni scientifiche – il Veronesi medico-scienziato-uomo può certo permetterselo. Pagina dopo pagina scorrono i grandi temi e le questioni più cruciali che agitano il dibattito contemporaneo, in particolare i diritti: il diritto alla vita, il diritto all’amore e il diritto alla morte. Sembra quasi che l’autore prenda il lettore per mano e che lo accompagni in una sorta di passeggiata attraverso l’umanità, un itinerario insieme doloroso e di speranza. A parlare (nei toni del dialogo e non certo in quelli dogmatici del monologo) è la voce dell’esperienza, la voce di un testimone diretto ancora calato nel cuore pulsante dell’azione. Tra i grandi argomenti trattati un posto di rilievo è occupato dalla questione (estremamente spinosa per l’Italia) della laicità, dello Stato e della persona, con tutto ciò che ne consegue sul tema dei diritti. (estratto della recensione Amedit).
Una vera delusione: un paio, o poche di più, di buone idee non sviluppate adeguatamente. Buone, poche, le pagine sulle esperienze professionali. Tono presuntuoso (io un bel ragazzo.., io fondato..), non ci sono colleghi ma collaboratori. "Impegnato nel sociale", originale. Molti luoghi comuni e cronaca sommariamente rivisitata, ci vuol altro per un libro con tale titolo.
Recensioni
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«Al mattino, quando non hai voglia di alzarti, ti sia presente questo pensiero: mi sveglio per compiere il mio mestiere di uomo».
È con questa citazione tratta dai Pensieri dell’imperatore romano Marco Aurelio che prende le mosse l’ultimo libro di Umberto Veronesi, punto di riferimento internazionale nella lotta contro il cancro e autore prolifico di oltre ottocento pubblicazioni scientifiche.
Lo studioso cita inoltre il filosofo e scrittore francese Pierre Hadot che, nel suo commento ai Pensieri, notava come fosse semplice nella letteratura trovare dispensatori di lezioni, mentre era estremamente raro vedere un uomo esercitarsi a vivere e pensare da uomo.
Da tale considerazione è nato questo lavoro in cui Veronesi prende in esame il suo personale esercizio di vivere e pensare da uomo.
Probabilmente la vita del luminare sarà stata meno fastosa e avventurosa di quella dell’imperatore romano, ma di sicuro è stata una lunga vita, iniziata nel 1925, all’epoca del delitto Matteotti e che ha visto alcuni tra i momenti salienti della nostra Storia: dalla Seconda guerra mondiale al boom del dopoguerra, dal consumismo degli anni Ottanta all’austerità dei nostri giorni. Una vita in cui, per dirla con Marco Aurelio, Veronesi si chiede quale sia il suo “mestiere di uomo”.
Nella riflessione la prima risposta è anche quella che è rimasta immutata nel tempo: il mestiere dell’uomo è pensare, scrive a chiare lettere Veronesi. Ma come, aggiungiamo noi? Pensare in modo autonomo e coscienzioso, assimilando quei principi di giustizia e solidarietà che devono accompagnarci per tutta la vita. Così facendo, si arriva alla conclusione che il pensiero è anche ricchezza perché è ciò che sopravvive all’uomo: è la sua immortalità. Come già sosteneva Socrate il corpo invecchia, si ammala e muore, ma l’anima gli sopravvive.
Però il nostro pensiero non si può definire libero perché è condizionato da fattori che non possiamo scegliere, come il DNA o i nostri genitori ad esempio. L’unica alternativa per ampliare i nostri spazi di autonomia è, secondo lo studioso, «adottare il dubbio come metodo e la trasgressione come strategia».
Ci sono ambiti del pensiero che l'uomo deve toccare, conoscere, per poi scegliere la via da percorrere. E decidere, magari, di trasgredire. Molti sono i compagni di strada con cui Veronesi condivide il cammino, gli incontri illuminanti e i volti che ricorda: da don Giovanni, l'amato parroco di campagna, all'uomo ombra che dal suo carcere a vita scrive lunghe lettere, da Mina e Piergiorgio Welby alle donne compagne di molte battaglie. Numerosi sono anche gli argomenti coinvolti nella lunga considerazione: dal tramonto della fede all’inutilità del dolore, dall’impegno contro la pena di morte alla riflessione sull’ergastolo questi sono solo alcuni dei temi interessanti e attuali che incontriamo.
Attraverso storie e personaggi Veronesi disegna la mappa dell'impegno di un uomo che nella sua lunga vita non ha mai smesso di interrogarsi e di cercare una risposta.
Un’arguta riflessione, fatta di volti e idee, in cui si cerca di trasmettere un messaggio di fiducia, anche se si è sempre consapevoli che i problemi insoluti sono tanti e gravi. Ma un piccolo passo avanti potrebbe essere quello di svolgere, ancor prima del proprio mestiere nel mondo, quello di essere uomo.
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