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Il mestiere delle armi e' uno dei piu' grandi film storici della storia del cinema. E' un film realista e rigorosamente storico ed e'molto diverso da certi film storici americani assolutamente romanzati ed eccessivamente spettacolari. Ermanno Olmi ha saputo descrivere quel periodo e quelle vicende nei minimi dettagli, trasportandoci completamente in quell' epoca.
Spettacolare, perfettamente ricostruito. Una fotografia dipinta in movimento.
Giovanni delle Bande Nere fu il primo dei grandi condottieri moderni. Fu lui ad inventare la guerriglia, i cavalleggeri e il codice che i soldati dovevano rispettare, o invocare davanti alle corti per assicurarsi la vecchiaia. Senza le armi era un debosciato, ma al comando dei suoi uomini era un autentico fenomeno, come mai se ne sono visti nella penisola. Giustamente si è detto, e si poteva constatare che l'introduzione delle armi da fuoco ha distrutto l'epos cavalleresco, col suo carico simbolico e umano, peggiorando il senso della guerra e il suo orrore di fondo. Ci vorranno ancora 330 anni perché la medicina e la chirurgia faranno qualche progresso per curare i feriti; 350 anni per combattere le epidemie diffuse dalle guerre. Straordinaria la via crucis del protagonista, la sua sensazione di smarrimento di fronte alla morte, che è di tutti. Per una ferita banale, dato che era sempre avanti ai suoi uomini, come faceva il Valentino, a mio avviso valoroso, ma non come Giovanni. Il Rinascimento italiano fu anche un grande campo di battaglia. Alla faccia della storia dell’arte. Questo film induce allo sforzo di capire si è stati per un'ora e mezza. Non è noioso per chi conosce a fondo l’epoca del Machiavelli, morto pochi giorni prima che avvenisse il Sacco di Roma, che lui aveva previsto proprio com’è avvenuto. Un lavoro eccezionale per chi conosce la storia. «Giustamente insensibile al "fascino" della guerra, Olmi non ha bisogno di spettacolarizzarla.»
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