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Bruce Lawrence ha avuto l'idea di presentare al pubblico occidentale una silloge di tutti gli interventi pubblici di Osama bin Laden. In questa fatica, però, Lawrence non è guidato da un intento puramente documentario, bensì sottilmente apologetico. A suo avviso, infatti, le azioni criminali del miliardario saudita si spiegherebbero, in gran parte, come una reazione agli "abusi dell'Occidente". Da qui la necessità di capire le ragioni di un uomo che tanto in Occidente che nel mondo arabo sarebbe "diventato una figura leggendaria". Inutile dire che lo scopo raggiunto è del tutto opposto. Basta leggere poche pagine per fugare ogni dubbio. Le analisi e i ragionamenti di bin Laden sono un concentrato di assurdità. Il livello di comprensione della realtà che questi scritti rivelano è, per adoperare un eufemismo, largamente deficiente. Più che tentare di interpretare gli avvenimenti, bin Laden proietta su di essi un delirio paranoide, nel quale mal riusciti conati di analisi economica e sociale si mescolano a richiami pseudoreligiosi. Tuttavia, se il livello intellettivo non va oltre la farneticazione, sul piano etico siamo a un livello, se possibile, molto più basso. Il tono prevalente, per quanto riusciamo a giudicare, è quello dell'avvertimento mafioso, per cui, con suprema vigliaccheria, si giustifica la strage degli innocenti per oggettiva complicità con il satana occidentale. Manzoni avverte, in un passo famoso, che non sempre il torto e la ragione sono facilmente distinguibili. In questo caso, ahimè, le cose stanno diversamente; il barbuto saudita dimostra, pagina dopo pagina, di avere torto sempre e su tutto. Maurizio Griffo
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