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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2007
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È un libro scritto molto bene. La storia è commovente, tuttavia sono stato messo a disagio da alcuni passaggi, in particolare per quanto riguarda il rapporto sadomasochistico tra l'eroina e il suo amante. Non era questione di modestia ma di credibilità e del modo in cui l'eroina ne parla: la sua innocenza (è un'adolescente) e la sua ingenuità contrastano troppo con gli atti. Un'impressione che l'autore sconvolge fino a sconvolgere.
decisamente brutto
credo che non sia il miglior libro di milena agus, ma in ogni caso è godibile. se vi piace questa scrittrice leggetelo comunque: regala sempre pensieri, spunti e sorrisi.
Recensioni
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Il primo motivo di seduzione del romanzo d'esordio di Milena Agus sta nei colori di un mediterraneo splendente dove i profumi si riconoscono uno a uno, ultime tracce di un paesaggio primordiale nel nostro mondo: "Parcheggiai la vespa sotto un capanno e percorsi uno dei sentieri profumati. Mirto. Elicriso. Ginepro. Rosmarino. Perfino i poveri fiori di cardo sfoggiavano il colore di lillà aprendosi un varco sotto le pietre", e poi il ginestrino e la violacciocca selvatica sullo sfondo del mare alla Punta Is Molentis, e anche i balconcini dipinti di bianco con tre vasi rossi e lilla di garofani e gerani nell'azzurro del cielo, come nelle cartoline dalla Grecia. In questo luogo una voce narrante femminile racconta con una sorta di ingenua sfacciataggine, sintassi elementare e tempi verbali al presente, le peripezie di amore e di dolore della famiglia Sevilla Mendoza, famiglia sarda così ribattezzata dal padre e marito e cognato e figlio che non c'è: perché è in Sudamerica ad aiutare quelle popolazioni bisognose, invece della sua famiglia.
C'è la vita che urge nei corpi prorompenti delle giovani (zia e nipote), c'è la vita che langue fino al suicidio per fame d'amore, c'è la vita che spaventa, nella musica che fieramente tenta di opporle il fratello adolescente, e infine la vita incomprensibile per la narratrice diciottenne, scatenata nei più efferati giochi sadomaso con un "lui" sposato: giochi di un'oltranza da far impallidire il più audace Almodovar, descritti con calma e impassibile candore in un registro vagamente infantile.
Incombe la presenza-assenza di Dio, l'imperscrutabile Dio che non c'è, come il padre, e che tuttavia c'è, come il padre: se Dio vuole (ma Dio non vuole, teme la fanciulla). Il male e il bene, sempre reversibili nel comico, s'intrecciano nelle varie storie sviluppate in brevi capitoletti densi di particolari e di azioni. Si cerca forse, come diceva Cèline, lo stile contro le idee? anche se le idee (per esempio chiedersi il perché) non possono fare a meno di spuntare come funghi. Ma, direbbe la zia della narratrice: un calcio in culo dalle idee!
E però poi ci si scervella per capire dove e come sia il Dio di ognuno degli altri. Il Dio del padre sempre altrove, il Dio della madre troppo sensibile e impaurita, il Dio della zia che gli amanti piantano in asso, il Dio del fratello musico, il Dio di una nonna che cerca di capire le cose ad alta voce ("Ma tu, che cosa gli hai fatto?"), il Dio di Mauro De Cortes, che piace a tutte ma scompare sempre con un'altra, e infine il Dio del sadomaso sposato, che pur con la sua pessima idea del mondo e di Dio non mette tristezza. Finché: "arrivata alle dune mi sedetti e mi tolsi le scarpe, fissai la discesa di sabbia bianca che come uno scivolo mi avrebbe portato dolcemente in acqua, un'acqua azzurra e limpida e infinita. Non solo Dio non era stupido, ma semplicemente geniale".
La fame d'amore è il potente motore di tutto, anche dei giochi perversi fino al pronto soccorso: fallimentare esercitazione alla sofferenza attraverso il corpo - pur sempre meno dolorosa della sofferenza del cuore. Testi di riferimento, il Libro di Giobbe e Pinocchio : è dalla bocca del pescecane di Pinocchio, la morsa delle difficoltà, che si spera di scivolare via in un momento di calma, quando inavvertitamente schiude la chiostra dei denti.
Il sentimento tragico della vita governa queste storie, dove ognuno insegue un proprio sogno a occhi chiusi: cada loco con su tema , ogni pazzo con la sua fissa. Ma a tutto si mescola la comicità del racconto di avventure, e a tratti la speranza di un nuovo amore: quello vero. Da vera moglie teneramente amata, sommo desiderio della animula blandula delle fanciulle dalle lunghe gambe e le tette prorompenti, speranza che va regolarmente in briciole nella disperazione generale.
Laura Barile
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