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Una ‘ladra’ a tutti gli effetti, con le dovute conseguenze punitive in carceri malsane e tra gente che della vita altrui non sa cosa farsene, certo, ma anche ‘ladra di vita’ vista la sua ostinazione a nascere con il suo ”grido rabbioso” che le spalancava le porte di un’esistenza ai margini di una società che non ha altri occhi se non quelli che non vedono o non vogliono vedere. Naturalmente si cresce in fretta, se si condivide la propria piccola scoperta con quella di altri esseri emarginati dalla ‘società bene’, la Strada per molti è Maestra di Vita, più in senso negativo che positivo, e per Teresa essa è amica ma anche nemica, se non sa come sopravvivere in un deserto di amore e di comprensione, se non sa fare tesoro delle esperienze proprie e di quelle di coloro con cui, ogni tanto, ha la (s)ventura di camminare, cadere e rialzarsi, solo per non affogare nel mare crudele della vita stessa. È dura la vita nelle diverse prigioni che hanno ospitato la Ladra, ma il desiderio di sopravvivere risulta essere più forte della rinuncia totale in nome di un domani che potrebbe essere, ma non lo sarà forse mai, ricco di meravigliosi doni/momenti di serenità. I tempi sono quelli della guerra e del dopoguerra durante i quali il povero non trova scampo, l’indigente diviene una nullità totale, i beni comuni non si sa neanche cosa siano, non vi è futuro per chi è costantemente sotto la coltre della solitudine, dell’ignoranza, dell’ignavia, dell’impossibilità di essere e sentirsi donne e uomini nella loro essenza più vera, privi e privati anche di un briciolo di dignità.
Memorie di una ladra è sicuramente fra i libri dell'autrice uno dei miei preferiti. La protagonista è le sue vicende sono assolutamente coinvolgenti per quello che sono e per lo stile irresistibile con cui vengono raccontate. Ho amato questo libro e mi ha fatto bene leggerlo. Tutti gli imprevisti e le storie di Teresa Numa, il rapporto con le sue colleghe e con le sue amiche, di vita, di carcere, di strada sono episodi imperdibili nella trama narrativa di tutta l'opera di dacia maraini. E' un romanzo unico e ricchissimo di vita anche nelle sue parti più dolorose e addirittura drammatiche. La penna della scrittrice corre su e giù per le righe e per l'italia e regala emozioni e gioia di leggere. Lo consiglio a tutte e tutti. Non finirò di ringraziare dacia maraini per questo libro del 1973 e sempre coinvolgente.
La curiosità di leggere qualcosa della Maraini, una delle più apprezzate scrittirici italiane, mi ha portato a questo libro. E ne sono rimasto in parte deluso. il personaggio di Teresa Numa è interessante, così come lo stile narrativo che , fra turpiloqui, ripetizioni e frasi sgrammaticate corre dietro al flusso di pensiero dell’impenitente protagonista. Dalla data di pubblicazione del libro sono passati ben 32 anni, molti, forse troppi per non far perdere forza ad un libro come questo. La società è cambiata, così come il ruolo della donna. Una parte ( ancora insufficiente…) dei vecchi moralismi è caduta: una ladra recidiva nel 2005 è molto meno scomoda e politicamente scorretta di quanto non potesse esserlo nel 1973. La lettura è proseguita stancamente fino alla fine, ma il libro mi aveva già detto tutto ben prima dell’ultima pagina . Rimarranno da ricordare l’originale concezione del rapporto uomo-donna di Teresa e la vaga ambientazione Pasoliniana.
Recensioni
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"Teresa l'ho incontrata in un carcere nel 1969, le ho parlato per due minuti e ho capito che era il personaggio che cercavo". (Dacia Maraini)
Teresa Numa, protagonista del romanzo, è davvero una ladra e la sua storia si svolge (a Roma e poi in diverse località d'Italia) in squallide pensioni, nei cinema di terza categoria, nelle prigioni in cui si respira lesbismo e violenza. E anche nel manicomio criminale di Pozzuoli. Teresa si muove tra truffatori, prostitute ed "esperti" del borseggio, ma rimane una persona semplice, allegra, a modo suo onesta e pudica. Nel mondo di Teresa la violenza e la sopraffazione sono quotidiane; l'amore è a pagamento, il sesso è merce di scambio; il lavoro non si trova mai, il denaro, quando c'è, appartiene agli altri, la fame invece è sempre presente
Dacia Maraini, attraverso Teresa e gli altri personaggi di questo libro (scritto nel 1973), ci presenta un ritratto della società italiana nei primi anni Settanta, ancora vivissimo a distanza di tanto tempo.
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