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Monsignor Bruno Forte, nella prefazione a questo libro di Gianni Gasparini, parla di "poesia militante", di "evento di pura donazione" e di "soffio profondamente evangelico". In effetti le quattro sezioni che compongono il volume da subito evidenziano un loro timbro di oblativo sguardo cristiano sul mondo, sulla storia, sulla natura. E' lo sguardo riconoscente di chi sa di aver ricevuto, con la vita, un regalo gratuito e incondizionato, e desidera rendere grazie con le parole per il dono avuto. Il primo, fondamentale grazie è dunque alla voce esile e misconosciuta della poesia: che sa farsi tuttavia " coro polifonico grandioso" nella testimonianza eccelsa dei poeti più grandi e amati. Accanto a loro, Gasparini propone "una parola sola/ che spicchi sullo sfondo", e sappia distinguersi per limpidezza "nel melting pot di voci/ fuse insieme agglutinate" della comunicazione banale, ibrida, addirittura volgare che invade cervelli e cuori nella quotidianità invasiva dei cellulari, dei media, del bla bla insignificante in cui tutti ci costringiamo. Al poeta spetta quindi questo compito, che è anche doveroso per il credente, di obbligarsi a "un guizzo...uno scatto... un semplice salto... una corsa a perdifiato nel bosco/ per gridare sottovoce/ che il cielo - solo il cielo-/ è la patria di tutti". E ad aprire montalianamente varchi, maglie rotte nella rete del grigiore delle abitudini giornaliere, può essere qualsiasi cosa: un'ombra che ci sfiora "nella calca del metrò", il suono di un flauto che proviene da una finestra, una luce viva che "batte sul dorso dei libri"...Insomma "un segno minimo/ di lietezza e levità", il "dono insperato/ di una parola nuova": il miracolo dell'apparizione di un fiore che sboccia in montagna, il ricordo di un amore lontano, un perdono concesso o ottenuto, la memoria dei propri cari che non ci sono più.
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