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Anno edizione: 2021
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Un bel libro, caratterizzato da diverse chiavi di lettura, che vive nelle mani di chi lo legge. Un romanzo fantastico/gotico, molto ben scritto, illustrato da bellissime tavole con una trama avvincente e contemporaneamente una spietata analisi sociale, nella quale emerge la visione lucida intelligente ed originale che l'autore ha della realtà un vero è proprio manifesto/denuncia della decadenza culturale dei nostri giorni. Un libro perturbante, amaro che però a me ha suscitato una certa consolazione, la sensazione che solo certi libri riescono a dare, quella di di non sentirsi soli.
La storia distopica si compone di tanti personaggi, ma il protagonista é Vincent con il suo doppio, il quale ci conduce dentro un mondo disturbante e disturbato dettato da sopraffazioni continue. Penso sia sbagliato cercare nell’autore riferimenti letterari o cinematografici esterni, il realismo ossessivo che permane in tutto il testo è un memoriale esercizio di stile. Profeta di una sociologia dell’ordinario Giuseppe Casa ci costringe a guardare, sapere, abitare la vita degli altri, senza mai entrare in relazione diretta con essi. Servendosi di sottili artifici, rimodula gli episodi, alcuni forse inzeppandoli di segni figurati della vita privata, sui quali avvia continui giochi di rispecchiamenti e processi di straniamento. E’ un continuo mescolare di verità ed inganno, di documentazione ed artificio. Si può dire che come un direttore d’orchestra, Casa riesce a riportare i suoni emessi dai diversi personaggi all’interno di una avvolgente “armonia dodecafonica”. Molti suoni sono solo echi lontani appena percepibili altri invece perforano le nostre orecchie.
In "Melodia della Distruzione" il protagonista del romanzo non è affatto quello che sembra, e per ottenere questo scopo l'autore fa un uso molto abile della voce narrante. Il libro gioca su diversi piani e un certo numero di punti di vista, tali da incasinare la mente dell'autore meno allenato. Una voce della memoria filtrata attraverso il setaccio dei racconti da incubo più noti, delle storie horror più rappresentative, per esplorare in maniera più approfondita la follia del protagonista. Un incanto ipnotico di immagini, un nichilismo griffato con il quale l'autore denuncia l'insipienza e la mediocrità prodotta dagli impulsi livellatori del politicamente corretto, uno stile estetico che ricorda Batman di Frank Miller o un William Gibson sotto acido.
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