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Scritto prima della pandemia, con tratti da romanzo distopico, Melma rosa racconta oggi il nostro tempo con inquietante precisione e una scrittura cristallina e magnetica.
«Come seguendo una premonizione, Fernanda Trías ha costruito una distopia che oggi ricorda più che mai il presente» – Latin American Literature Today
In una città portuale devastata da una peste misteriosa, una donna tenta di capire perché il suo mondo sta crollando. Un vento tossico avvelena le strade e costringe a chiudersi in casa o fuggire, i supermercati si svuotano e la melma rosa prodotta con scarti animali è ormai l'unico alimento reperibile, ma c'è dell'altro: il collasso di tutti i suoi legami affettivi, l'incertezza, il peso dei ricordi. Mentre mette insieme i risparmi con l'idea di partire per il Brasile, la protagonista si muove fra la madre, a cui da sempre la lega un rapporto fortissimo ma conflittuale; Max, l'amore che non riesce a dimenticare, ora ricoverato dopo il contagio; e Mauro, il ragazzino di cui si prende cura, afflitto da una fame insaziabile. Partire equivale a salvarsi, eppure farlo senza di loro è impossibile. Con una scrittura luminosa e immagini potentissime, Fernanda Trías mette a nudo la schizofrenia di una società sempre più simile alla nostra – trovando bellezza anche nel caos – e la fragilità dei rapporti umani, l'unica cosa che conta quando si è sull'orlo dell'abisso.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un valido esercizio di scrittura creativa, lugubre e distopico quanto basta. La sensazione finale però si ferma a questo, traspare il dubbio di un puro esercizio commerciale. Come dire: ottimo contenitore ma scarso contenuto.
Recensioni
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