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Libro fondamentale.come il resto degli altri di Curi
Studio originale e molto dettagliato. Prevale il taglio esistenziale, forse a scapito di altre chiavi di lettura che, d'altra parte, non avrebbero avuto ragione di trovare spazio proprio in questo saggio
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A re Mida che gli chiede quale sia la cosa più desiderabile per l'uomo, Sileno, il mentore di Dioniso, risponde perentoriamente: "Non essere nato, non essere, essere niente". Umberto Curi ci introduce tramite il motto di Sileno in uno straordinario itinerario sulle modulazioni della saggezza popolare greca e dipana con grande maestria filologica, storica e filosofica il filo che lega la sentenza di Sileno al pensiero tragico moderno, espresso soprattutto da Nietzsche, "primo filosofo tragico". Non si tratta di un percorso lineare: esso attraversa la tradizione lirica e tragica greca, per confluire dialetticamente con cultura biblica (riletta poi nella visione cristiana da Kierkegaard e Simone Weil). Esso poggia sul legame indissolubile tra sofferenza (pathémata) e conoscenza (mathémata), che segna lo sviluppo della cultura occidentale. La filosofia si risolve così in "un'affermazione fortemente aporetica, tendente principalmente a ribadire il limite insuperabile della condizione umana in quanto tale". Una condizione umana che Curi ripensa con l'apporto essenziale del mito. E sono tanti i miti nei quali l'autore ritrova un denominatore comune: "Mida-Sileno, Edipo-Tiresia, Creso-Solone, Policrate-Amasi: quattro personaggi accomunati dall'appartenenza alla stirpe regale a confronto con figure (…) simili per il ruolo che essi svolgono nel sottolineare in modi differenti quanto effimera e precaria sia la felicità attingibile dall'uomo". In conclusione, si possono tracciare alcuni punti fermi. I Greci furono i primi a pensare la tragicità dell'esistenza umana nella sua forma più radicale, ma non si crogiolarono nel "pessimismo": essi ne trassero la vena vitale di un "sì alla vita", da vivere nella sua pienezza, consapevoli della sua ineludibile tragicità. In definitiva, la domanda sulla condizione umana può e deve essere posta nei modi di una infinita inquisitio. "Un libro per tutti e per nessuno", verrebbe da dire, che apre la filosofia al presente della condizione umana, senza rinunciare al confronto serrato con la storicità della nostra cultura, debitrice insieme di Atene e Gerusalemme.
Gaspare Polizzi
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