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Il Mediterraneo, nella riflessione colta e altresì partecipata di Scipione Guarracino, diviene "un universo a sé", un "sesto continente", irriducibile a Europa, Asia o Africa. L'essenza del Mediterraneo viene presentata, con le parole di Élisée Reclus, come "l'incontro dei popoli su un terreno neutro di pace e di libertà". Prendendo le mosse dalla "carriera" della parola, Guarracino impernia poi il proprio lavoro soprattutto intorno alle tesi di Fernand Braudel: il Mediterraneo, dalle coste della Liguria a quelle del Libano, è "un mare tra le montagne", e dunque la sua civilizzazione nasce dalla conquista delle sue pianure paludose attraverso il duro lavoro di persone provenienti dalle montagne; frutti della conquista e dello spirito di sacrificio di queste persone sono, in particolare, l'ulivo e la vite, per molti versi i più autentici simboli del Mediterraneo, nonché simboli, rispettivamente, di pace e di convivialità. Riprendendo il senso complessivo del Breviario mediterraneo di Predrag Matvejević, il Mediterraneo è "mare della vicinanza", è una "spugna" imbevuta di ogni conoscenza. L'auspicio di Guarracino, quasi una risposta alle assai note preoccupazioni sollevate da Samuel P. Huntington di fronte agli odierni conflitti, è pertanto il recupero dello "spirito mediterraneo": "Mettersi a sedere, prendere un tè o un caffé, contrattare, discutere, perdere tempo, incuriosirsi dell'interlocutore, essere disposti a rimetterci qualcosa che alla fine vale meno di quello che si sta imparando durante la conversazione".
Giovanni Borgognone
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