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Davvero un bel romanzo: scorrevole la scrittura, spesso sorprendente per l'acutezza delle notazioni psicologiche in una quotidianità che avrebbe potuto essere scontata e banale. In particolare mi ha colpito l'espediente di "far trascorrere" lunghi periodi di tempo passando da un capitolo all'altro. C'é un effetto sorpresa ogni volta, e arrivi senza accorgerti alla vecchiaia di chi è rimasto. Lo consiglio vivamente.
a mio avviso questo è il più bel romanzo della Tyler, sempre sulla scia dei suoi consueti personaggi e nel luogo di tutta le sue storie, Baltimora,ma con una marcia in più, a mio avviso. E' sempre presente,all'interno della vicenda,la Storia a fianco delle storie,lo spaccato di una società in evoluzione a fianco delle vicende personali. Si sorride e ci si commuove, c'è il dolore e ci sono le infinite gioie dell'esistenza.Non c'è mai il ripiegamento banale sull'ovvio.Niente è mai del tutto come sembra: questo è il messaggio,ma il mutamento,anche se traumatico, produce forza e mai disperazione.
Esempio calzante dell'incontrollabilità delle conseguenze delle nostre scelte, soprattutto quelle di carattere sentimentale. Lettura avvincente e sempre fluida, molto coinvolgente e mai banale.
Recensioni
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Un romanzo familiare, questo di Anne Tyler, che ben definisce un genere ormai diffusissimo e, in parte, diverso dalla più tradizionale saga negli Stati Uniti. Michael e Pauline si sposano con la fretta tipica degli anni di guerra, quando i ritorni dal fronte sono tutt'altro che scontati e l'orgoglio nazionale entra anche nella case più ordinarie. Sono giovani, inesperti, hanno davanti un futuro tutto programmato all'insegna della scalata sociale e una suocera, la madre di lui, da accudire. Nascono i figli e gli anni passano, mentre tra i due la divaricazione si fa sempre più profonda: lei sembra essere il motore della famiglia, vivace e vitale, mentre lui è come inebetito da quella forza superficiale, paralizzato da un passato difficile e da una madre dalle abitudini lugubri. Il loro conflitto, tenuto a tacere negli anni, compresso dalle convenzioni da rivista femminile, si abbatte sulla primogenita, Lindy che ne porterà tutto il peso. Il figlio di lei, Pagan, abbandonato a se stesso a causa di un uso eccessivo di stupefacenti, pasticche e tranquillanti, sarà lo specchio nel quale i due genitori, ormai anziani, vedranno la loro rassegna di errori. Michael infatti decide di lasciare la moglie, con la solita mestizia e di trovare una casa dove vivere da solo. Il mistero della scomparsa di Lindy perseguiterà i due genitori fino alla fine quando sarà lei a tornare, vestita a strati e con grossi zoccoli ai piedi, per avere notizie del figlio. Non mancano gli accenti di comicità nella descrizione della comune dove i due vecchi provinciali vanno in cerca della figlia, nella rivelazione di che cosa sia la droga, o nella descrizione di che cosa sia una moglie perfetta, fin in quella dell'amante perfetto. Anne Tyler, usando con perizia il registro medio cui ha abituato il lettore in tutti suoi romanzi precedenti, racconta un pezzo di storia americana. Ne rileva i compromessi e anche, in fondo, l'ingenuo tentativo di credere nella persistenza dell'istituzione familiare.
C amilla Valletti
«Tutti quanti, tutti i giovani che si erano sposati in tempo di guerra, avevano incominciato la loro avventura insieme ugualmente ignoranti. Li immaginava che marciavano in una via del centro, come il giorno in cui lui si era arruolato come volontario. Poi a due a due si staccavano, diventavano man mano saggi e maturi e cominciavano a sentirsi a proprio agio nei rispettivi ruoli, e alla fine rimanevano solo lui e Pauline, inesperti come all'inizio: l'ultima coppia rimasta nella parata dei dilettanti».
Nelle pagine di Anne Tyler il fuoco cova sempre sotto la cenere. I personaggi dei suoi romanzi sembrano banali esemplari tratti dalla middle class americana, ma covano in sé una tendenza allo scarto imprevedibile, alla deviazione, che li rende dei dilettanti della vita, degli improvvisatori.
In questo senso il titolo del nuovo romanzo della scrittrice americana, ormai di culto anche da noi, assurge a emblema di tutta la sua narrativa.
Dal 1941 al 2001, sessant'anni di vita di una coppia male assortita e dei loro figli e nipoti, si snoda lungo dieci capitoli cronologicamente separati da qualche anno, in modo che in ogni capitolo successivo il lettore trovi già sviluppate nel tempo le conseguenze dei fatti raccontati, alternando il punto di vista del marito e della moglie.
I personaggi sono colti in momenti diversi della loro vita, non necessariamente i più significativi: anzi le nascite, le nozze, le morti, sono sempre già avvenute, nel capitolo successivo, perché Anne Tyler ama raccontare i piccoli eventi quotidiani che mettono in contatto con la parte più intima, con i sentimenti repressi, con i desideri negati, con le paure infantili rimaste sepolte nell'inconscio in attesa di riaffiorare inavvertitamente.
Michael e Pauline non sono riusciti a costruire una famiglia convenzionale, con tutti gli affetti al posto giusto, forse perché incapaci di perdonarsi reciprocamente la scelta di un matrimonio affrettato, sbagliato. La sparizione della figlia maggiore, l'imprevista responsabilità di un nipotino, non riescono a scardinare l'apparente equilibrio, infranto invece in un attimo da una futile discussione. Ma dopo la fine del matrimonio, anche il resto delle loro vite sarà all'insegna del dilettantismo, e l'arrivo della vecchiaia li prenderà alla sprovvista.
A cura di Wuz.it
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