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«Masi, il garzone, corse a svegliare don Gesualdo prima dell'alba...»
Giancarlo Mazzacurati ha sottratto Mastro-don Gesualdo alla monumentalità del testo scolastico, a tutti quegli involucri che l'hanno imbalsamato per rivelarne la pura forza narrativa. La prima edizione del 1888, qui inserita in appendice dopo quella del 1889, e continuamente confrontata all'interno del commento, indica il «percorso» seguito da Verga e mostra la formazione e trasformazione dell'opera nelle diverse fasi di stesura. Un modo per entrare nella macchina narrativa dello scrittore siciliano e scoprire «le dinamiche e le tensioni che scorrono sotto l'ultima vernice, la piú cristallizzata, appunto, dall'abitudine».
In appendice l'edizione del 1888.
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Classico sottovalutato che può dare molto grazie alle acute descrizioni del Verga
Don Gesualdo è un altro vinto, vittima di un mito che si chiama roba. Per raggiungere quell'ideale ha consumato tutta la sua vita nel lavoro senza risparmiare fatica e sudore.
Non una, ma " la" lettura della mia vita. Verga con questo romanzo è sociologo ed è psicologo, oltre che grande scrittore. Una lettura imprescindibile ed eterna, come eterna è la corsa dell' uomo verso il riconoscimento sociale attraverso effimeri e distruttivi obiettivi: la roba, i titoli, i consumi, il denaro... oggi? Forse la popolarità. Fatica, solitudine e spietata mancanza di riconoscenza sono il filo rosso del destino di chi, più crede di vincere, più è vinto. Non una lettura semplicemente consigliata, ma OBBLIGATORIA!
Recensioni
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