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Le maschere di Chateaubriand. Libertà e vincoli dell'autorappresentazione
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Descrizione


In contrasto con la rappresentazione realistica dell'io propria delle Confessions di Rousseau, Chateaubriand nei Mémoires d'outre-tombe, rifugge deliberatamente da una narrazione naturalistica e spicciola del vissuto, sentito come insignificante, e, obbedendo a imperativi morali ed estetici, oltre che alla forza della fantasia, modella la propria immagine con estrema libertà. Non dobbiamo aspettarci materiale introspettivo, verità referenziali, dettagli personali: il memorialista, il viaggiatore, il romanziere ricreano l'accaduto, vi introducono il sogno, condensano in scene icastiche e simboliche il senso più diluito e più pallido degli avvenimenti o indossano maschere che non sono strumenti banalmente menzogneri, ma invenzioni di sé. Tuttavia, alcuni vincoli legati al genere "confessione" o "memorie" continuano ad agire, imponendo allo scrittore un'estrema precisione negli aspetti esterni dei fatti raccontati o costringendo l'io a rivelare tentazioni, passioni, dolori e traumi. Questo carattere dell'autorappresentazione si collega al ruolo originale e dominante, nella scrittura di Chateaubriand, della censura e della negazione.
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Dettagli

2010
1 gennaio 2010
328 p., Brossura
9788860872470

Voce della critica

Il titolo di questa monografia riecheggia un ambiguo apprezzamento sull'autore delle Memorie d'oltretomba di cui si fece portavoce il malevolo Sainte-Beuve: "Chateaubriand è forse il solo scrittore dei nostri tempi che abbia saputo celarsi costantemente dietro una maschera, senza che tale ipocrisia nuocesse alla sua dignità". La metafora della maschera, però, carica di valenze negative per i detrattori ottocenteschi del grande memorialista, ha tutt'altro significato nel panorama critico odierno. Le maschere cui si riferisce Ivanna Rosi non sono strumenti di dissimulazione, dietro i quali permanga un io sempre uguale a se stesso e deciso a mostrarsi agli altri nella luce più favorevole, ma forme successive che l'io dello scrittore va assumendo nel tempo, a seconda delle circostanze storiche che lo coinvolgono e dei generi letterari con cui si confronta. È un io proteiforme che spesso si rivela per tracce e indizi, o attraverso una retorica fitta di denegazioni; le sue passioni più profonde affiorano lungo direttrici oblique, o attraverso sottili formazioni di compromesso. In quest'ottica, la figura di René, con le sue pulsioni incestuose e autodistruttive, svela un profilo ben diverso dalla banale icona della vulgata romantica e si collega strettamente ad altre, successive rappresentazioni dell'io dello scrittore, che ne prolungano l'inquieta disperazione e la sete di libertà. Quanto ai Mémoires d'outre-tombe, Rosi chiarisce una volta per tutte che sarebbe inutile cercarvi una diretta, roussoviana effusione dell'io: l'io vi è onnipresente, ma attraverso una serie di "temi identitari", dal senso della vanitas all'intreccio di eros e poesia, dall'istinto della patria a quello, contrario e non meno forte, del viaggio.
Mariolina Bertini

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Conosci l'autore

Ivanna Rosi

Ha insegnato letteratura francese nelle Università di Firenze, Macerata e Pisa. Nel 2019 è uscito per Le Lettere il suo romanzo La versione di Candida.

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