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Il titolo di questa monografia riecheggia un ambiguo apprezzamento sull'autore delle Memorie d'oltretomba di cui si fece portavoce il malevolo Sainte-Beuve: "Chateaubriand è forse il solo scrittore dei nostri tempi che abbia saputo celarsi costantemente dietro una maschera, senza che tale ipocrisia nuocesse alla sua dignità". La metafora della maschera, però, carica di valenze negative per i detrattori ottocenteschi del grande memorialista, ha tutt'altro significato nel panorama critico odierno. Le maschere cui si riferisce Ivanna Rosi non sono strumenti di dissimulazione, dietro i quali permanga un io sempre uguale a se stesso e deciso a mostrarsi agli altri nella luce più favorevole, ma forme successive che l'io dello scrittore va assumendo nel tempo, a seconda delle circostanze storiche che lo coinvolgono e dei generi letterari con cui si confronta. È un io proteiforme che spesso si rivela per tracce e indizi, o attraverso una retorica fitta di denegazioni; le sue passioni più profonde affiorano lungo direttrici oblique, o attraverso sottili formazioni di compromesso. In quest'ottica, la figura di René, con le sue pulsioni incestuose e autodistruttive, svela un profilo ben diverso dalla banale icona della vulgata romantica e si collega strettamente ad altre, successive rappresentazioni dell'io dello scrittore, che ne prolungano l'inquieta disperazione e la sete di libertà. Quanto ai Mémoires d'outre-tombe, Rosi chiarisce una volta per tutte che sarebbe inutile cercarvi una diretta, roussoviana effusione dell'io: l'io vi è onnipresente, ma attraverso una serie di "temi identitari", dal senso della vanitas all'intreccio di eros e poesia, dall'istinto della patria a quello, contrario e non meno forte, del viaggio.
Mariolina Bertini
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