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Mi ero disposta a farmi interamente rapire da una storia salentina d'antan, resoconto e riflesso delle arcaiche cicatrici di questa terra stupenda, da spiriti caldi, vendette, duelli rusticani, legende, tradizioni; e invece mi son trovata davanti un libercolo quasi vacuo, senza ossatura e nervi, privo di persuasione e di respiro, privo di senso. Qua e là, a dire il vero, frastagliatamente qualche goccia si salva in mezza pagina, ad esempio il lungo corteggiamento con cui il bandito sardo Giovannazzo del Mappone, detto Muzzu Puzzu, riesce a blandire e a sedurre la bella Colella delle Cantine Ballermann. Ma poi tutto viene improvvisamente a tracimare e a perdersi nel più comico degli eventi quando, dedicandole una serenata al balcone insieme al grande chitarrista El Cerro, di colpo, proprio mentre i due stanno intonando la canzone "Attime", una secchiata d'acqua tirata ai due da parte del castellano piantone spezza ogni incanto. Oppure, tremendo anche quello, l'episodio del cane che ulula tutto il giorno assordando il maestro impagliatore Gagliardo della Danila che, per sbaglio e nervi, finisce per darsi una martellata sul pollice. Questo e altri episodi si accalcano nella stesurale precarietà del complesso, facendo del libro una farsesca commediola pressappoco miseranda. Pazienza...
Un diluvio di parole al vento, un libro uguale a un baratro senza fondo, un dirupo, rapide dove cadendo ci si sfracella coscientemente su rocce senza scampo. Un libro che ho acquistato come sedotto da promesse di originalità e che si è infine rivelato una modestissima prova dove poco, anche meno, suona sincero e realmente degno di ricordo. Storia forzata, come strappata coi denti a una trama povera e scarnissima, riempita qua e là da qualche rado episodio modellato meglio. Mi viene in mente quello simil simpatico del compare Albertini Signori che si presenta in acqua senza vestiti, ma aggiungo che sfiora la spassosità anche il maggiordomo del Conte Rinaldo Magioretto dei Barracudi che tenta di mettere in rima i guaiti di cani che abbaiano alla luna. Il resto è una sconsolante crosta degna d'oblio perenne.
Estate peggiore non potevo passare, ma per fortuna è stata breve la strettoia attraverso cui passare. Sono un lettore rispettoso e i libri vanno conclusi. Ciò detto "I Mascarani" non sa davvero di niente, è un arruffato mescolio di fonti senza nesso, una vanitosa giostra di orridi pupazzi messi lì dall'autore a mendicare un tozzo di storia che alla fine si rivela insapore e sommamente inutile. Concordo con i pareri precedenti, ritenendo salvabile solo l'episodio in cui la duchessa Veneranda Cottonieto gratta di nascosto lungo la schiena del suo amante e ci scopre un messaggio cifrato, o il cane che salta addosso a Johnny Cerr e lo slinguazza dappertutto. IL resto è fuffa da dimenticare.
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