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Non ha vertigini perché quella è la sua dimensione: la grande sensazione delle cose che stanno per accadere.
«Margherita Sarfatti è un’altra donna che ha contribuito alla Storia in modo pregnante e di cui si sa troppo poco, un’altra donna che si è battuta per l’emancipazione con le idee ma soprattutto con i fatti, affermando la sua cultura e riuscendo – in parte sfruttando le influenze di suo marito e del suo amante, laddove in quanto donna non poteva arrivare – a lasciare un segno di cui si dovrebbe raccontare.» - Claudia Colucci per Maremosso
Margherita Sarfatti: giornalista, scrittrice, prima donna in Europa a scegliere la carriera della critica d’arte, fondatrice del gruppo artistico Novecento. Il suo percorso però non si esaurisce qui, se consideriamo che il suo salotto fu uno dei più esclusivi di Milano e fucina decisiva del socialismo di quegli anni. Ma anche, l’ebrea Sarfatti amante di Mussolini. Questa circostanza non può che nascere da un’avversativa, perché di lei è stata la condanna: all’oblio, prima di tutto. Si può parlare con onestà di chi ha accarezzato la nostra esistenza? Chissà poi se le vite, per essere narrate, è di onestà che hanno bisogno. “Scrivere è anche benedire una vita che non è stata benedetta”, ci illumina Clarice Lispector. E sembra saperlo Micol Sarfatti, mentre interroga e racconta questa prozia condannata dalla Storia. Mentre tenta di restituirle grazia. Margherita Sarfatti nacque nel 1880 ma si divertì a giocare con l’anagrafe. Cambiò spesso lo zero in tre: per ringiovanirsi un po’, ma soprattutto perché fu una donna del futuro. Per una vita, il futuro l’ha sedotta, ispirata e consolata. Quale nemesi è toccata a lei, tanto futurista nella mente e nell’impegno, di rimanere intrappolata così a lungo nel passato.
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