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Anno edizione: 2022
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Chiaro, intelligente, accorto. Eccellente prova storiografica. Piacevole lo stile. Punto essenziale (e attuale): la violenza come metodologia politica tipicamente fascista. Da leggere e meditare.
Libro molto interessante, soprattutto per l'ampiezza della documentazione archivistica e pubblicistica messa sotto esame dall'autrice, documentazione che si affianca ad un costante confronto con le fonti storiografiche più accreditate, da quelle coeve classiche ( l'opera di Tasca e quella del cronista fascista Chiurco, passando per Salvatorelli) fino a quelle contemporanee (De Felice, Gentile, Repaci, Venè, Valeri., Lyttelton) La tesi di fondo è il ricorso sistematico alla violenza da parte dei fascisti a partire dall'inverno 19-20 che diviene sempre più aggressivo e sistematico nel 21, a partire dal triangolo Bologna, Ferrara, Piacenza, soprattutto ai danni delle amministrazioni locali socialiste. Quel che colpisce di fronte a questa excalation è la debolezza, occasionalità, sporadicità, incertezza della reazione statale, tale da lasciare sempre più campo ai fascisti, dando loro quel coraggio disperato che inizialmente certo non avevano. Si direbbe che si inneschi un gioco all'indecisione più rovinosa, in cui anche chi chiede un'azione coordinata e generalizzata su tutto il territorio nazionale (il prefetto di Milano Lusignoli dopo i gravissimi fatti di Milano del 3-4 agosto 22), l'unica in grado di fermare un fenomeno che, appunto, nazionale tende a diventare, finisce per adottare una via ambigua e attendista, temendo che sempre maggiori cedimenti statali vengano messi in atto. Lo Stato del flebile governo Facta vuole evitare lo scontro sanguinoso e finisce per adottare un atteggiamneto sempre troppo conciliante, che si traduce in un costante arretramento di fronte ai fascisti, dando loro sempre più spazio. In questo senso, l'evento Marcia viene ridimensionato a quello che è: il colpo finale ad uno Stato e ad un re che si sono già arresi, l'ultimo gradino verso il baratro inevitabile. Unico limite a tanto meritevole testo è, secondo me, editoriale: conserva troppo del taglio accademico di tesi di dottorato.
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