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Una piccola chicca nel panorama letterario, come forse è giusto che sia questo romanzo dai toni misurati ma dal tema forte, vitale, imprescindibile. Repetto ci racconta con sensibilità e delicatezza una storia di vita comune, ma ce ne rende partecipi con garbo, quasi in punta di piedi, perché anche la sofferenza, il dolore, la precarietà della speranza hanno una dignità che sopra ad ogni altra cosa vale la pena preservare, nel rispetto di quello che siamo stati, siamo e saremo per chi ci ricorderà.
L'altra sera non riuscivo a chiudere occhio. Che fare? Perché non leggere? E riprendo la lettura interrotta di un libro che da qualche mese ho nel comodino. E chiaramente devo riprendere da capo, ormai la mia memoria non è più quella di un tempo. E vado all'attacco. E passa un'ora, e ancora un'altra e poi un'altra ancora? Il libro racconta le traversie di un infermiere che deve confrontarsi nel suo divenire con situazioni spesso ignorate da chi vive in realtà diverse, finché la vita non lo costringe a fermarsi, per poi, magari, fare l'ultima maratona della sua vita "Una maratona lunga un chilometro". Gianluigi descrive e riflette con animo poetico ogni crudeltà con cui Sergio, il protagonista infermiere lungo il suo percorso viene a contatto. Una sorta di contraddizione tra quel che si vede in superficie, quel che veramente è, e quel che si prova, spesso non semplice da elaborare, in un campo dove nemmeno lui sa darsi né dare risposte. E dove nonostante questo, non si lascia prendere dal senso d'impotenza. Anche Sergio continua la sua "maratona". Stavolta il libro l'ho gustato fino alla fine quasi d'un fiato. C'è un motivo. Quante volte non mi sono chiesta vedendo certe situazioni, anche mie personali, se veramente esiste un Dio? Sono al cap. V "La vera prova della mancanza di un dio sono i bambini malati; nessun essere supremo tutto fatto d'amore permetterebbe una ingiustizia simile" esclama tristemente il dottore prima di andare a visitare con Sergio una bambina con forte handicap che è stata abbandonata dai genitori e affidata ad un'altra madre e a sua sorella. Vogliono accertarsi che la piccola sia ben accudita. E Sergio nota, in mezzo a tante difficoltà e sofferenze della piccola, quanto si "prodigano" le due donne per alleviarle, quanta "infinita dolcezza". Ed ecco il motivo e la risposta di Sergio, quella che ho sempre avuto ciecamente davanti agli occhi "Era una bambina bellissima e amata. Forse era quella la prova dell'esistenza di Dio?"
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