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Marco Cavina, in modo ampio e articolato, ci spinge a porre l’attenzione su quella che potremmo considerare come un’occasione mancata alcuni secoli fa quando, nei tre decenni successivi alla caduta di Costantinopoli (1453), vi sarebbe stata la concreta possibilità di poter avviare un dialogo tra islam e cristianesimo, con l’utopistica intenzione di poter dare l’avvio ad una religione e ad un impero universali. Tra i tanti interessantissimi personaggi che si incontrano nel testo, mi ha particolarmente colpito la straordinaria figura di Borkluce Mustafa. Monaco turco-islamico dell’Anatolia di inizio quindicesimo secolo, teorizzò e praticò un ideale di vita spartano e comunitario, oltre che un ”semplice”, nel senso di essenziale, incontro tra islam e cristianesimo. I suoi seguaci andavano in giro a testa nuda, con i piedi scalzi e con addosso una sola camicia (un grosso saio), da cui l’appellativo di Monochitones. Borkule Mustafa, detto anche l’al-Hallaj turco, per il martirio a cui fu sottoposto dalle autorità del tempo a causa delle sue idee e scelte di vita, fortemente destabilizzanti il potere costituito, sia religioso che politico, soleva dire: ”chi dei turchi avesse detto che i cristiani non sono religiosi e pii era da considerare empio e infedele, e che i turchi salvi non avrebbero potuto essere se non con l’unione con i cristiani”. Uno straordinario esempio e testimonianza di incontro interreligioso in una regione, l’Anatolia, straordinario spazio di confine dove precocemente si incontrarono islam e cristianesimo, ed in una dimensione, quella mistica, dove i canali di comunicazione tra le differenti fedi si attivano più facilmente. Per chi volesse approfondire il tema, consiglio la tesi di dottorato di Federico De Renzi, scaricabile gratuitamente in pdf, dal titolo:” la Turchia nascosta: le origini politiche e religiose dell’Alevismo—Bektascismo (c.1200-1450).
Muovendosi tra Maometto il Profeta e Maometto II, il giurista Marco Cavina traccia la storia dei rapporti tra Cristianesimo e Islam nel Medioevo mediante la chiave storiografica della mentalità. Chi era davvero Maometto il Profeta nel pensiero degli uomini del Medioevo? Un eretico? Un apostata? Un semplice folle? L'anticristo in persona? Tutte queste interpretazioni e leggende si fondono per plasmare il retroterra culturale dell'uomo occidentale, che nell'Islam si specchia e si vede diverso. Allo stesso tempo: chi era realmente Maometto II, conquistatore di Costantinopoli? Un campione dell'Islam o un criptocristiano? Infine: la religione cristiana e quella musulmana sono sempre state percepite come inconciliabili come noi uomini della contemporaneità pensiamo? Il volume, abbastanza agile, si presenta come un'ottima lettura per quanti avessero il desiderio di approcciarsi a queste tematiche, che Cavina tratta in maniera particolarmente interessante e accattivante. Consigliato!
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