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In questo volumetto Beppe Severgnini, viaggiatore per contratto, pretende di illustrare vizi e difetti degli italiani in viaggio. Nel libro precedente, “Italiani con valigia”, dopo qualche osservazione banale ma in parte condivisibile, parla soprattutto delle proprie esperienze. Qui invece, con irritante autocompiacimento veste la toga di giudice e dispensa sarcastiche opinioni sui comportamenti altrui, un gregge di cui lui non fa parte, nonostante l’asserzione contraria nella prefazione. Ho viaggiato molto e no, non mi riconosco nelle affermazioni di Severgnini, e neppure vi riconosco il comportamento degli italiani, anche se qualcosa di vero, inevitabilmente, ci può essere. Detesto le generalizzazioni, e il libro è un concentrato di luoghi comuni e banalità, una ricerca esasperata e artificiosa d’iperboli e battute che vorrebbero essere divertenti, ma sono più spesso pietose. Forse, e non solo in questo libro, Severgnini vuole ispirarsi all’umorismo britannico di Jerome Klapka Jerome in “Tre uomini in barca”, ma la sensibilità dei lettori è cambiata rispetto alla metà dell’Ottocento, e ciò che faceva ridere allora non è più spiritoso adesso. Del resto ho trovato eccessiva anche la comicità dell’autore inglese, letto ai tempi della scuola media. Severgnini non è un ingenuo, e la ricerca di facili risate è finalizzata ad accattivarsi la simpatia dei lettori che cercano un divertimento senza impegno, pur mantenendo da loro il debito distacco. La suddivisione dei viaggiatori, e non solo, in classi è spocchiosa e irritante, perché l’autore si pone sopra gli altri e li giudica dall’alto della propria cultura, conoscenza, esperienza. Sarcasmo e ironia non sono la stessa cosa, e si rapportano come l’aceto al vino. Unico pregio è il simpatico disegno di copertina della mia edizione. Finalmente, dopo questo libro, ho abbandonato la lettura delle opere di Severgnini, e oggi non capisco come potessero piacermi.
Come ogni vero libro di Severgnini, anche questo racconta in modo (auto) ironico i vizi e le caratteristiche degli italiani. Alcune situazioni ed oggetti sono cambiati nel corso degli ultimi dieci anni, ma leggendo queste pagine sale quasi un po' di nostalgia per quei tempi recenti in cui gli italiani avevano dei segni che li contraddistinguevano. Leggero, simpatico e sempre acuto, questo libro è perfetto per chi vuole svagarsi leggendo qualcosa su di noi italiani.
Meglio di uno psicanalista. Non c'è libro migliore che racconti i viaggiatori italiani degli Anni Novanta. Da leggere. Vi sentirete come se qualcuno vi avesse spiato durante i vostri viaggi. Ne sono certo.
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