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Manet e il naturalismo nell'arte
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Manet e il naturalismo nell'arte - Émile Zola - copertina
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Manet e il naturalismo nell'arte

Descrizione


«Se mi si chiedesse quale nuova lingua parla Édouard Manet, risponderei: parla una lingua fatta di semplicità e di equilibrio. La nota da lui portata è quella nota bionda che riempie di luce la tela... che procede per grandi insiemi e traccia solo le masse». Quando la luce della pittura inaugurata da Manet esplode nelle sale delle esposizioni ufficiali come in quelle degli artisti «rifiutati», pubblico e critici conformisti ghignano, deridono, imprecano. A difendere Manet e, accanto a lui, quelli che cominciano a essere definiti pittori impressionisti, c'è Émile Zola. Lucido e ironico, lo scrittore si fa testimone della nascita di una rivoluzione, di uno dei cambiamenti più esaltanti e profondi che l'arte abbia mai conosciuto: ma il suo scopo non è mai la difesa polemica, bensì lo svelamento della coscienza estetica del suo tempo, «l'accettazione dell'arte tutta intera» in quanto «epopea della creatività umana». Nelle sue cronache dei "Salons" del 1866 e 1868, scorrono così le giurie ottuse e «sanguinarie» come i grandi esclusi; pittori e scultori, naturalisti, realisti o paesaggisti; Monet e Cézanne, Degas e Renoir. Il suo cuore però batte per Manet, «uno dei volti più originali e sinceri dell'arte contemporanea», l'uomo che, pur nel tumulto e nello scandalo, dipinge quadri «biondi e luminosi», capace di portare avanti un lavoro «analitico e vigoroso», allo stesso tempo aspro e dolce. Tra le pieghe della battaglia per una visione estetica libera, emergono prepotenti anche le poetiche di Zola scrittore, così vicino a Manet, il quale non intende dipingere la bellezza assoluta, ma «tradurre» nel suo particolare linguaggio quello che gli occhi vedono, oltre le convenzioni e i falsi pudori. A proposito di "Olympia", il ritratto della giovane prostituta che tanto aveva scandalizzato i parigini del tempo, Zola scrive: «Quando i nostri pittori ci danno delle Veneri, correggono la natura, mentono. Manet si è chiesto perché menti re, perché non dire la verità». Una sincerità che Zola ritrova anche nel "Suonatore di piffero", «l'opera che preferisco... schietta, piacevole fino alla soavità, reale fino alla rudezza. Non credo sia possibile ottenere un effetto più potente con mezzi meno complicati». Introduzione di Francesco Abbate.
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Dettagli

2017
29 maggio 2017
XVI-112 p., ill. , Brossura
9788868436711

Conosci l'autore

Émile Zola

1840, Parigi

Scrittore francese. Rimase presto orfano e trascorse l'infanzia e la giovinezza in gravi ristrettezze economiche. Prima di raggiungere il successo con i suoi romanzi, visse lavorando presso la casa editrice Hachette e facendo il giornalista, attività che non abbandonò mai del tutto. Considerato il caposcuola del naturalismo letterario, fu al centro di numerose polemiche artistiche, impegnandosi, tra l'altro, nella difesa di Manet e degli impressionisti ("I miei odii", 1866). Ma l'avvenimento più clamoroso della sua vita è legato al caso Dreyfus. Schieratosi con gli innocentisti, denunciò il complotto militarista e reazionario con la famosa lettera aperta (J'accuse) pubblicata su "L'Aurore" (1898). Condannato a un anno di carcere, per evitare la prigione,...

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