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Con La maledizione delle ombre l’autore francese torna a scavare negli angoli bui dell’anima, dove si annidano paure e ossessioni che hanno radici troppo profonde per essere estirpate.
«Un thriller che lascia il lettore senza fiato» - Le Parisien
«Grangé è al suo meglio e ci consegna un romanzo dal ritmo incalzante, dove la tensione si mantiene alta fino all'ultima pagina. Da non perdere.» - Le Figaro
«Colpi di scena e false piste si moltiplicano, pagina dopo pagina, e fanno della "Maledizione delle ombre" il thriller perfetto» - Elle
Il male viene da lontano e non conosce confini.
A Parigi è notte fonda. Per le strade non si scorge anima viva e i quartieri sono immersi in una spettrale immobilità. Tutti tranne uno. Nel X arrondissement, in uno dei night club più frequentati, si è da poco consumato l’omicidio di una ballerina, il cui corpo è stato orrendamente sfigurato. Il primo a raggiungere la scena del delitto è il comandante della Brigata criminale Stéphane Corso, convinto di trovarsi di fronte all’ennesima indagine di routine. Ma questa volta si sbaglia. Perché la ballerina è solo la prima vittima di un serial killer del tutto fuori dal comune: per i suoi crimini sceglie giovani donne con un passato segnato da violenze e abbandoni e con il suo modus operandi cerca di riprodurre alcuni dipinti del pittore Francisco Goya. Una mente difficile da decifrare, soprattutto se gli omicidi si moltiplicano e le prove si fanno così evanescenti da depistare la polizia. Corso e la sua squadra navigano in acque stagnanti, sempre più confusi e lontani dalla soluzione del caso, finché si fa avanti un anziano poliziotto che consegna a Corso un voluminoso fascicolo: contiene verbali di trent’anni prima che documentano un assassinio identico a quelli recenti e lasciano intravedere una nuova pista. Sulle tracce di un uomo che da presunto colpevole si trasforma ben presto in astuto antagonista, Corso affronta una progressiva discesa nel cuore oscuro dell’agire umano. Scoprirà che un assassino può nasconderne un altro e che la realtà può trasformarsi in un incubo senza fine.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono letteralmente innamorato di questo scrittore. Ho iniziato con il primo libro e da lì è stato un susseguirsi di lettura di tutti i suoi libri. La trama di questo libro è magnifica. Il finale non è per niente scontato. Questo autore riesce a tenerti incollato ore e ore e ti ritrovi alla fine del libro senza sapere come hai fatto.
Tradizionale libro in stile Grangé, capace di giocare sempre sul filo dell'impossibile...in questo caso bellissima la parte centrale (quella del processo) e molto avvincente il finale, più debole la prima parte (quella delle indagini)...
Un "Maestro" del genere e del tutto francese.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
«Le vittime non venivano stuprate –, ma non era questo il punto. Tutto ruotava intorno a un meccanismo di desiderio, colpa e vergogna. Le puniva per assopire i propri rimorsi. Quella pratica così crudele – le mutilazioni al volto, la morte autoindotta per soffocamento […]. Il dolore non serviva a riscattare loro, ma lui e la sua colpa.»
Grangé è da anni uno degli autori di thriller più apprezzati d’Europa. Eccellente narratore, dotato di prolifica fantasia, sforna storie corpose, fitte di intrighi e di mistero, che scorrono senza ostacoli. I suoi romanzi sono sempre voluminosi, ma non è il caso di lasciarsi spaventare dal numero delle pagine – che superano quasi sempre le 500 – perché la lettura è sempre coinvolgente, intensa e veloce. Non spaventano nemmeno i temi trattati anche se bisogna essere preparati a intraprendere un viaggio nei lati oscuri dell’animo umano. Il lettore è trascinato in un mondo sommerso e misterioso fatto di sesso e perversioni estreme. La ricchezza di dettagli alle volte ci contorce lo stomaco ed è la loro realtà a renderle brutali e spaventose. Non viviamo in un mondo fatato e Grangé ce lo ricorda capitolo dopo capitolo senza raccontarci la fiaba della buonanotte.
Non c’è nulla di più pulito del mio locale e del mio pubblico. La perversione fermenta in quelli che hanno le ganasce all’uccello. È la morale a creare il male, non il contrario
Protagonista di questa nuova avventura è il detective Corso, poliziotto a capo di un team investigativo variegato e agguerrito. Il passato del protagonista è burrascoso, fatto di orfanotrofi, criminalità, violenza e droga. Se non fosse per il provvidenziale intervento di un pezzo grosso della polizia – che lo tira fuori dai guai – la sua vita sarebbe finita in galera o, peggio, stroncata da un’overdose. Grangé crea un personaggio tetro, ricco di perversioni, sensi di colpa e paure. La rabbia che cova sepolta nel suo ego è palpabile e i timori di ricadere nel vortice della dipendenza non vengono tralasciati: «Per un ex tossico dipendente, gli anni di astinenza sono come un muro costruito con pazienza che però rimane friabile. Basta guardarlo da distanza ravvicinata perché si riduca in polvere». È lo stesso Corso a darci un dipinto impietoso di sé stesso autodefinendosi: «Ladro, tossico, asociale […]». Dopo il suo recupero si occupa anima e corpo al lavoro, convinto che l’unica forma di redenzione stia nel far rispettare la legge a qualsiasi costo. Ma la sua capacità di empatizzare con i criminali, unita alla ricerca ossessiva di violenza e azione ne fanno un eroe oscuro macchiato dal peccato.
«Le cantine erano state la sua giovinezza. La droga, gli stupri, l’omicidio.»
Il romanzo scorre veloce grazie agli infiniti colpi di scena di cui l’intrecciata trama è gremita. La struttura ricorda una puntata della famosa serie tv Law&Order, dove ogni indagine è seguita dal dettagliato processo ai colpevoli o presunti tali. Ma in La maledizione delle ombre l’intreccio è molto più complesso e non basterebbero cinquanta minuti per esaurire l’intrigo. È Grangé a darci una perfetta definizione della sua storia tra le righe del romanzo: «C’erano tutti gli ingredienti di un fatto di cronaca ben confezionato: sesso, sangue, mistero…», e ancora: «Sembra di stare in uno di quei film hollywoodiani in cui il protagonista, pistola in pugno, si fa giustizia da solo».
Recensione di Alberto Clementi
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