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Un libro sorprendente, soprattutto calcolando che si tratta di un'opera di decadi fà, che anticipa molte stravaganze della letteratura più contemporanea. Il percorso di Malcolm, sorta di Candido moderno, è ricco di momenti indimenticabili e divertenti, ma anche di un'atmosfera inquieta e funerea, che rende il romanzo qualcosa di tutt'altro che futile, ma che si incide molto nella mente. Indimenticabile il personaggio di Madame Girard.
Il libro è estremamente deludente, sia per l'autore (tanto osannato dai critici) che per la casa editrice (non avevo ancora letto niente di così banale dai tipi MF). Le recensioni più diffuse lo descrivono come un grottesco/surreale romanzo di formazione dove un giovane e innocente ragazzodi 14 anni viene introdotto nell'alta (e corrotta) società. Sfortunatamente a questo interessante disegno corrisponde in realtà un libro piatto e totalmente privo di interesse: - I personaggi (a cominciare da Malcolm) sono piatti, poco convincenti e mancano di descrizione psicologica. Il più delle volte sembrano solo delle sbiadite caricature o delle statue di cera, capaci solo di dire banalità e di esprimere sentimenti affettati. - Lo stesso piattume si ritrova nella scrittura. Piatta e monotona. Più della metà del libro è composta dai dialoghi privi di profondità tra i "personaggi", ovviamente intercalati dai soliti ed inutili manierismi letterari tipo "disse mentre si portava una mano alla fronte" e similari, che occupano l'altra metà delle pagine. - Non ho ritrovato niente di grottesco o surreale, a parte l'ambiguità sessuale e la tendenza pedofila di molti dei personaggi adulti (che per inciso sono tutti borghesi, artisti o presunti tali).
La satira americana ha spesso un sapore criptico per il fruitore europeo, per lo meno per quello di lingua non anglosassone, e questo strano racconto, datato forse più dei cinquanta anni trascorsi dalla sua pubblicazione, non fa eccezione. Utilizzando la figura surreale di un adolescente precoce e tardo ad un tempo, un po' Forrest Gump, un po' Bartleby lo scrivano, l'autore vorrebbe tracciare un acido affresco dell'upper society degli anni '50, competitiva, certamente ipocrita, escludente ed insicura, ma è a tratti tale la cattiveria, che insorge il sospetto che voglia anche saldare qualche conto personale. L'assenza di spiegazioni sulle motivazioni che muovono i personaggi, il loro agire come automi privi di vita interore, fa pensare anche a Kafka, senza che però l'ineluttabilità del loro destino ci tocchi o emozioni. L'ambivalenza del giovane protagonista poi è spinta a tal punto che si finisce per provare nei suoi confronti quasi un moto di ripugnanza: è giovanissimo ma come certi vecchi pensionati passa il suo tempo su una panchina, non ha un soldo ma vive in un hotel di lusso, cerca amici soltanto tra gli adulti che lo usano come mascotte, è vergine, ma morirà per consunzione sessuale. La metafora della perdita dell'innocenza americana è fin troppo scoperta per essere apprezzabile.
Recensioni
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