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La malattia del commissario - Cesare De Marchi - copertina
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Descrizione


La storia di un'indagine sull'omicidio di un cocainomane diventa il pretesto per mettere a nudo la desolazione in cui è precipitato il mondo dei sessantottini.

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Dettagli

1994
14 febbraio 1994
171 p.
9788838909689

Valutazioni e recensioni

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roberto cocchis
Recensioni: 4/5

Un romanzo inquietante, volutamente non risolto, in cui la vicenda sembra, anziché dipanarsi, avvilupparsi come la tela di un ragno attorno alla figura del protagonista. La stessa ambientazione fa riferimento in più circostanze a luoghi solo apparentemente banali, che diventano piuttosto angoscianti se li si conosce meglio (percorrere la via Varesina verso Nord e sostare un po' dove capita per rendersene conto).

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maurilio
Recensioni: 4/5

Non straordinario. Ma utile per meglio comprendere ed apprezzare il successivo e straordinario "Il talento".

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Recensioni

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Voce della critica


scheda di Papuzzi, A., L'Indice 1994, n. 7

La storia di un'indagine sull'omicidio di una cocainomane, in un'estate milanese afosa e desertica, diventa il pretesto per mettere a nudo la verbosa desolazione in cui è precipitato il mondo degli ex sessantottini. Il modello è apertamente il "Pasticciacio" di Gadda, compresa la finale rinuncia a dare un volto all'assassino. Anche qui il protagonista è un commissario che vede rispecchiarsi, nei casi che tratta, le proprie nevrosi. Ma per il misantropo don Ciccio Ingravallo, benissimo reso sullo schermo dalla maschera di Pietro Germi, i delitti erano come spugne, che s'imbevono della complessità oscura della vita, mentre nel racconto di De Marchi storia, personaggi, ambienti non riescono a disfarsi della loro ingombrante natura letteraria, restano proiezioni di un'idea di scrittura, fin se si vuole dal nome del protagonista, un: Luigi Leandri da registro di liceo. Un effetto voluto, molto probabilmente, visto che la scuola è il meccanismo del plot: il commissario infatti è finito su un caso in cui tutti, dalla vittima agli indiziati, erano stati suoi non amati compagni di classe, tuffatisi poi nella contestazione studentesca. Mentre Leandri, che all'università progettava di entrare in polizia, si presume potesse far parte di una maggioranza silenziosa. L'idea di rovesciare uno stereotipo della sinistra sarebbe interessante e questo Leandri ha spesso tratti di umana simpatia, ma non si compromette veramente con la materia narrativa, resta la vittima di un assunto metaforico: "Anche trovando tutte le cause di tutti i delitti, non avrebbe potuto prevenirne uno solo: lui arrivava comunque tardi, in ogni occorrenza, e la sua stessa occorrenza di gramo individuo doveva rassegnarsi a viverla così".

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Conosci l'autore

Cesare De Marchi

1949, Genova

Cesare De Marchi è nato nel 1949 a Genova, dove ha trascorso la prima giovinezza, e ha compiuto gli studi a Milano laureandosi in filosofia; nella città lombarda ha vissuto fino al 1995, allorché si è trasferito in Germania, dove attualmente risiede. Dal 2003 è presidente della Società Dante Alighieri di Stoccarda. Oltreché come narratore, De Marchi si è fatto apprezzare anche per la sua attività di studioso e traduttore, soprattutto in ambito germanistica. Nel 1998, con Il talento, ha vinto il Premio Campiello e il Premio Comisso e, nel 2006 i premi Frignano e Dessì per La furia del mondo (Feltrinelli 2006). Tra i suoi ultimi romanzi: La vocazione (Feltrinelli 2010), L'uomo con il sole in tasca (Feltrinelli 2012).

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