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La storia di un'indagine sull'omicidio di un cocainomane diventa il pretesto per mettere a nudo la desolazione in cui è precipitato il mondo dei sessantottini.
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Un romanzo inquietante, volutamente non risolto, in cui la vicenda sembra, anziché dipanarsi, avvilupparsi come la tela di un ragno attorno alla figura del protagonista. La stessa ambientazione fa riferimento in più circostanze a luoghi solo apparentemente banali, che diventano piuttosto angoscianti se li si conosce meglio (percorrere la via Varesina verso Nord e sostare un po' dove capita per rendersene conto).
Non straordinario. Ma utile per meglio comprendere ed apprezzare il successivo e straordinario "Il talento".
Recensioni
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scheda di Papuzzi, A., L'Indice 1994, n. 7
La storia di un'indagine sull'omicidio di una cocainomane, in un'estate milanese afosa e desertica, diventa il pretesto per mettere a nudo la verbosa desolazione in cui è precipitato il mondo degli ex sessantottini. Il modello è apertamente il "Pasticciacio" di Gadda, compresa la finale rinuncia a dare un volto all'assassino. Anche qui il protagonista è un commissario che vede rispecchiarsi, nei casi che tratta, le proprie nevrosi. Ma per il misantropo don Ciccio Ingravallo, benissimo reso sullo schermo dalla maschera di Pietro Germi, i delitti erano come spugne, che s'imbevono della complessità oscura della vita, mentre nel racconto di De Marchi storia, personaggi, ambienti non riescono a disfarsi della loro ingombrante natura letteraria, restano proiezioni di un'idea di scrittura, fin se si vuole dal nome del protagonista, un: Luigi Leandri da registro di liceo. Un effetto voluto, molto probabilmente, visto che la scuola è il meccanismo del plot: il commissario infatti è finito su un caso in cui tutti, dalla vittima agli indiziati, erano stati suoi non amati compagni di classe, tuffatisi poi nella contestazione studentesca. Mentre Leandri, che all'università progettava di entrare in polizia, si presume potesse far parte di una maggioranza silenziosa. L'idea di rovesciare uno stereotipo della sinistra sarebbe interessante e questo Leandri ha spesso tratti di umana simpatia, ma non si compromette veramente con la materia narrativa, resta la vittima di un assunto metaforico: "Anche trovando tutte le cause di tutti i delitti, non avrebbe potuto prevenirne uno solo: lui arrivava comunque tardi, in ogni occorrenza, e la sua stessa occorrenza di gramo individuo doveva rassegnarsi a viverla così".
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