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Libro di grande interesse. Ben oltre la volontà dell'autore esprime plasticamente lo scarto tra racconto della politica e realtà dei fatti. A metà tra manuale di sociologia e pamphlet, Malaroma è la narrazione dei quindici anni di governo romano del centrosinistra, scritta dopo la sconfitta elettorale che ha portato il centrodestra al potere e alla vigilia della vittoria di Marino. La tesi: di fronte alla trasformazione di Roma verso una dimensione globale e internazionale il "modello Roma" ideato dalle giunte Rutelli e Veltroni ha avviato una modernizzazione della città ma è stato arrestato dalla crisi finanziaria dello stato. I drastici tagli alle risorse hanno provocato nell'elettorato reazioni di paura e voglia di tornare ai "bei tempi andati" cavalcate dal centrodestra di Alemanno, che ha poi interrotto il percorso virtuoso e riportato indietro la gestione comunale, senza conseguire risultati degni di nota, anzi peggiorando le cose. Nel libro non c'è spazio per l'analisi di cosa è stata e come si è trasformata la macchina amministrativa del Comune, lo strumento con cui le diverse visioni politiche e proposte elettorali vengono attuate da chi vince le elezioni; quello che produce servizi, atti, decisioni, piani, delibere, talmente al di sotto degli standard da rinnovare continuamente il distacco dei cittadini dalla "non buona" politica. L'autore non è aiutato dagli eventi: una lettura parallela dell'atto di rinvio a giudizio degli imputati di Mafia Capitale, della delibera dell'Autorità Anticorruzione sull'appalto della Metro C e, infine, della relazione Gabrielli funzionale alla decisione sullo scioglimento del Consiglio Comunale, inchioda la narrazione di Morassut alla sua vera natura di racconto politico, svelando al lettore avveduto la micidiale mescolanza di dabbenaggine e indifferenza, di mediocrità e collusione, quando non fattiva corruzione, che ha caratterizzato gran parte del ceto politico che ha gestito la città durante il regno del "modello Roma"
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