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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
In Maizo Elena Giorgiana Mirabelli ci presenta tre personaggi che si muovono tra boschi, belve e bellezza negata in una storia di sopravvivenza e liberazione, al confine tra literary fiction e distopia. In bilico tra orrore istituzionale e il sogno di una vita altra, Mitja, Eco e Clio rimarranno per parecchio tempo nella memoria di chi vorrà conoscerli.
Mitja, Eco e Clio, in fuga dalla casa di correzione morale che li ospita, sono in viaggio per raggiungere la collina dove si terrà una grande Cerimonia. Una leggenda dice che durante il rituale potranno realizzare ciò che vogliono: Mitja è convinto che il suo cervello si stia espandendo, vuole trasformarsi e non sentire più la costrizione; Eco desidera riavere indietro il suo corpo; Clio, bambina che ha deciso di non parlare, ha con sé Maizo, una tartaruga che usa per comunicare. Nessuno sa quale sia il suo desiderio.
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Che cosa ricordo dell'infanzia. La leggerezza, la magia a cui era lecito credere, la vicinanza ai corpi degli altri, le punizioni esemplari. "Maizo", la novella di Elena Giorgiana Mirabelli, edita da Zona42, ci parla di questo: dell'infanzia. L'infanzia è il luogo a cui si appartiene, da cui si fugge. A cui, alla fine, si torna. Mitja, Eco, Clio sono ragazzini speciali ospiti di una casa di correzione. Ma l'Istituto segna il passato, ci arriva attraverso il racconto della loro vita nel "prima", adesso i nostri protagonisti sono in viaggio: devono raggiungere la collina dove si terrà la Cerimonia; qui potranno realizzare i loro sogni. Dell'esordio di Elena Giorgiana Mirabelli, Configurazione Tundra (Tunuè), ritroviamo il gusto di un distopico sottile, talmente aderente alla realtà da sembrare già accaduto. Diverso è invece il tono, la voce si colora di toni caldi, diventa quasi materna. Bellissima è l'ambientazione: il viaggio si compie in un bosco in cui la natura diventa furia e liberazione. Le parole risuonano, le frasi strisciano come serpenti che fanno la muta o scrosciano come fa l'acqua, elemento principale della novella. "Il rumore di mandibole che si serrano, affamate, è il rumore della furia. Non sentiamo più il finire delle cicale e il risuonare dell'acqua sulle pietre piene di muschio, ma passi che sollevano polvere e paura." "Maizo" ci fa riflettere sulla potenza dell'infanzia, dove la magia è una dimensione lecita, dove, parafrasando Flannery O' Connor, la maledizione dei bambini è credere. Ma soprattutto, ci fa riflettere, sul confine sottile che esiste tra la possibilità di commettere l'errore e il momento in cui l'errore accade. Alla fine ci restano incollate addosso due domande difficili, a cui siano chiamati a rispondere per tutta la nostra vita. Fino a quale momento siamo innocenti? Chi è, veramente, il colpevole?
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