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Libriccino curioso, singolarissimo. Una Panama descritta in modo surreale come surreale è tutta la vicenda. Un'atmosfera che resta impressa.
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Diverso ma qualitativamente non inferiore è adesso il caso di Il mago narrazione che veste tutt'altri panni e porta sulla scena tutt'altro personaggio. Questa volta è la storia del mago argentino Hans Chans il quale si è recato a Panama per partecipare a un raduno di prestigiosi illusionisti. La sua intenzione è di presentarsi come il Miglior Mago del Mondo. Ma rispetto ai suoi colleghi Hans Chans è un illusionista particolare: i suoi poteri sono reali. Lui non ha bisogno di ricorrere a trucchi più o meno laboriosi. Basta che lo voglia e le leggi del mondo fisico si piegano alla sua volontà. È in grado di "far apparire oggetti animali o persone compreso se stesso e di farli sparire spostarli trasformarli moltiplicarli farli galleggiare nell'aria" eccetera eccetera. Comunque Hans Chans non è individuo che abusi delle sue capacità timoroso com'è di causare alterazioni nella struttura dell'universo. Anzi per tutta la sua carriera ha preferito tenersi in ombra e fare uso discreto delle sue doti. Ma adesso sulla linea dei cinquant'anni è stufo di vivere in ombra e senza lauti guadagni. Per questo al raduno vuole esibirsi in un numero che lasci tutti a bocca aperta e gli assicuri un futuro di agio e di gloria. Di qui si prosegue con la cronaca della prima giornata a Panama del nostro mago preso in una rete di incidenti inquietanti anche per un individuo come lui. Alla fine inaspettatamente la narrazione si chiude assumendo valenza metaforica.
Quella letta è sì la vicenda di uno strano illusionista incapace di approfittare senza remore delle sue capacità. Ma alle ultime pagine attraverso quanto narrato si disegna pure una metafora dello scrittore di finzione. È nella letteratura affabulativa che l'immaginazione può dispiegarsi senza intralciare direttamente la realtà creando in libertà tutte le alternative desiderate. Quando in seguito a un incontro Hans Chans ne prende atto l'avvenire gli si apre dinanzi finalmente allettante. Se non è riuscito a proporre un numero che lo qualifichi al massimo della categoria è però riuscito a rimediare alle sue incertezze. La magia gli servirà per dare corpo a libri e ancora libri senza più limitarsi nell'agire dal momento che quanto c'è prima dei libri è comunque considerato alla stregua di una magia. Nel pacato e lieto fine del romanzo c'è posto anche per un elogio – o forse una garbata giustificazione – di sé come scrittore prolifico. Nell'eventualità di troppe opere a venire firmate con il suo nome l'illusionista pensa dapprima di usare diversi pseudonimi o di lasciar credere a più ghostwriters a pagamento. Ma ben presto si rende conto che non sarà neppure necessario ricorrere a tali espedienti. Perché "la storia era piena di scrittori prolifici (erano la norma più che l'eccezione) e in ogni caso avrebbero pensato che era un gran lavoratore".
Al di là della metafora che emerge in chiusura la narrazione scorre evitando ogni tendenza all'astratto o al metafisico con un andamento per così dire più alla Bioy Casares che alla Borges. Nessuna frattura nel passaggio da elementi della realtà ad altri che alla realtà non appartengono. Nessun punto di sutura in una vicenda che principia all'insegna della quotidianità sia pure nel suo carattere straordinario e finisce per trasformarsi in una sorta di emblema allegorico. Proprio per questo Il mago – come altri titoli di César Aira – prende le distanze da quella narrativa fantastica che da tempo caratterizza la letteratura argentina. Ogni cosa vi è riferita con tono piano e sicuro che accompagna in una lettura senza esitazioni come un viaggio senza possibilità di pause. Al punto che al termine della narrazione l'augurio è uno solo. Da Ema la prigioniera a Il mago ci sono voluti quindici anni prima che l'editoria italiana prestasse ancora orecchio a una delle voci più importanti e più originali fra quelle di lingua spagnola. Da questo romanzo in poi sarebbe opportuno che non ci fossero ulteriori interruzioni.
Alberto Morino
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