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Anno edizione: 2024
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Tutti gli amanti giurano che il loro amore è diverso da quello degli altri. Specie all’inizio, quando la risacca della vita non ha ancora intaccato il sentimento. Poi le cose cambiano, e le storie tendono a somigliarsi. Ma non questa. L’amore raccontato in queste pagine – tratto da una vicenda di cronaca nera – ha avuto un finale sorprendente, che solo la realtà e una sua misteriosa giustizia potevano immaginare. Del resto «il destino, quando si accanisce, mostra pure una certa fantasia».
Dopo il successo di Dove non mi hai portata, Maria Grazia Calandrone indaga le vite dei protagonisti di un fatto realmente accaduto, con sguardo da investigatrice e sensibilità da poetessa. E ci restituisce una vicenda in cui i chiaroscuri sono così tanti e intrecciati da impedirci una lettura unica. Come in tutte le storie d’amore.
«Magnifico e tremendo stava l’amore rielabora un caso di cronaca nera. Il 27 gennaio 2004, dopo circa vent’anni di violenza subita, Luciana uccide con dodici coltellate l’ex marito Domenico e, insieme al nuovo compagno, ne getta il corpo nel fiume Tevere. Il 24 giugno 1965 mia madre Lucia, dopo anni di violenza subita da parte del marito, getta sé stessa nel fiume Tevere, insieme al suo nuovo compagno, mio padre. Perché in quegli anni non esiste la legge sul divorzio. Il motivo della mia ossessione è fin troppo evidente. Ma la vicenda giudiziaria di Luciana si conclude con un provvedimento destinato a fare giurisprudenza. Mi è parso allora utile, anzi necessario, rintracciare negli atti processuali le motivazioni umane e legali di una sentenza tanto d’avanguardia. L’analisi della storia e dei suoi esiti ha finito per generare un libro che ha sorpreso per prima chi l’ha scritto, essendo diventata un’opera scorretta, che non assume esclusivamente il punto di vista della vittima, si chiede anzi chi dei due sia la vittima, quale patto leghi i protagonisti e in quale oscurità delle persone quel patto abbia radicato. Chi scrive, insomma, ha cercato di comprendere profondamente le ragioni della violenza. E forse, chissà, ha lavorato proprio per emanciparsi da uno sguardo semplice sulla violenza. Non c’è dunque condanna, ma esposizione, quando possibile poetica, di quel magnifico e tremendo amore». Maria Grazia Calandrone
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Racconto di una storia "d'amore" e violenza, di una passione travolgente nata nella Calabria degli anni "80 e del suo tragico e inaspettato epilogo nella citta eterna. Uno spaccato di vita che non è solo quello dei protagonisti, ma dell'intera Italia, una vicenda drammatica inserita in un contesto storico magnificamente descritto. All'inizio ho avuto qualche difficoltà a inquadrare lo stile, avevo l'impressione che il linguaggio fosse forzatamente prosaico. Ma era la prima volta che leggevo un libro di Maria Grazia Calandrone e pagina dopo pagina, al ritmo di bella melodia triste, mi ha fatto venire venire voglia di conoscerla meglio, di dirle di non smettere di scrivere, di proteggere la sua inarrivabile sensibilità e continuare a servirsene per seminarne un po' nel mondo.
«Magnifico e tremendo stava l’amore puro e lacero come un orfano stava l’amore con loro in quella stanza per l’ultima volta insieme accovacciato dietro la colonna col volto fra le mani». Maria Grazia Calandrone, è una funambola della parola. Una paroliera fuori dal comune. Riesce con soavità e poesia a raccontarci dell’amore. L’amore dannato. L’amore reciso. L’amore consumato e scarnificato. In Magnifico è tremendo stava l’amore (Einaudi, 2024) partendo da un caso di cronaca nera, la vicenda che coinvolse Luciana Cristallo e Domenico Bruno la Calandrone riesce ad indagare, ad analizzare, a scandagliare l’amore insieme alle sue dinamiche più oscure, ossessive, perverse. La Calandrone, oltre a scandagliare le dinamiche sentimentali riesce ad offrirci un affresco anche sociale, con tutti i suoi mutamenti e imbruttimenti: «Mentre il volto del mondo si trasforma nell’attuale maschera di solitudine (la maschera immateriale del mercato finanziario, che irride e morsica, per primi, i lineamenti umani di chi la indossa)». Un quadro che gira a tutto tondo intorno all’amore, prima scintilla vivace di positività poi rappresentazione dell’orrido, di ciò che l’amore non dovrebbe essere, di ciò che magnifico – ma allo stesso tempo – tremendo può essere l’amore quando al tuo fianco ti ritrovi una persona malata, instabile e subdola.
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