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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2015
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Un gioiellino scoperto per caso in cui Il maestro di Vigevano spicca su tutti. L'unica pecca forse è che il glossario dei termini dialettali avrebbe dovuto coprire in modo più esaustivo tutte le parole che si trovano nei tre libri (e capisco chi non volesse continuare a leggere dopo Il maestro perché nei due romanzi successivi il dialetto la fa un po' da padrone e per alcuni lettori il testo potrebbe risultare di difficile comprensione). Il meridionale di Vigevano, come dichiarato nella postfazione, è un po' sotto tono rispetto agli altri, non spicca l'umorismo amaro.
La trilogia di Vigevano appartiene agli anni '60 nei contenuti e nello stile. "Il calzolaio di Vigevano" è il primo dei tre romanzi (anche se nel libro è il secondo). Nel suo pastiche linguistico di dialetti tipico della linea lombarda e brevi dialoghi alla Hemingway l'ho trovato ritmico ma quasi illeggibile. "Il maestro di Vigevano" è il più famoso dei tre romanzi, forse anche per un film completamente infedele di Elio Petri con Alberto Sordi. Divertenti e grottesche le scene di scuola, poco integrate e quasi frettolose, a mio avviso, le scene di vita quotidiana (si salvano solo quelle al caffè). "Il meridionale di Vigevano" è generalmente ritenuto, e a ragione, il meno interessante dei tre: troppo descrittivo, poca storia, un narratore in prima persona quasi assente come personaggio - si sente che il meridionale è un personaggio lontano dalla penna di Mastronardi, ma qui manca proprio l'ambientazione dei meridionali al Nord.
Disarma il pensiero che qualcuno ne reputi ancora indispensabile la ristampa. Certa roba andrebbe bene che finisse nel dimenticatoio e ci restasse. Il maestro di Vigevano di Mastronardi è un esempio perfetto di questo genere di materiale. Pagine che potevano avere un valore nel dopoguerra, ma che ora sono così distanti dal nostro tempo. I malanimi di Lucio sono così vetusti e ingenui! Così ingenua e polverosa la sua "borghesia".
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