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E' il primo libro che leggo di Tuzi. Non è male anche se l'ho trovato un pò lento. Interessanti, anche se un pò troppo lunghe, le informazioni sulle rilegature dei libri antichi. Tutto sommato si legge bene, anche se non c'è quella frenesia di saper cosa succederà nella pagina successiva.
Già dagli esordi del commissario Melis sulla scena letteraria, Tuzzi ci abitua alle ampie digressioni che si intrecciano all’indagine e che riguardano, almeno nei due libri e nel racconto che ho letto, temi che rappresentano altri suoi interessi professionali e personali: l’editoria, il collezionismo, l’arte, la cultura in ogni sua forma, e il mondo che gravita intorno a tutto questo, nonché gli aspetti tecnici sconosciuti a tanti ma capaci di arricchire la vicenda narrata di notevole fascino. Tuzzi, qui, ci introduce al mondo del libro antico e dei collezionisti. Un mondo ricco di storia, cultura e di risvolti sorprendenti. Ma come ogni mondo in cui il denaro ha il suo peso, nasconde le meschinità umane. Introduce anche la figura del protagonista che ci accompagnerà attraverso molte indagini. Ho trovato il commissario Melis un personaggio estremamente misurato e credibile, che con le sue variegate origini, si inserisce benissimo nella Milano degli anni ’70. È proprio lui, infatti, con il suo stile sobrio, a identificarsi nello spirito che più ha rappresentato la città di quegli anni difficili, già in odore di una trasformazione irreversibile. Tuzzi, con la naturalezza di chi è padrone della materia specifica in esame e della lingua italiana, riesce a mettere in relazioni temi assai tecnici legati a mondi algidi e privilegiati, e che stanno alla base del fatto delittuoso, con la routine dell’indagine, con le stanze dei commissariati segnate dagli odori di un'umanità perduta . Offre uno spaccato di mondi distantissimi che riescono a trovare coerenza attraverso la sua narrazione accurata, di qualità, dove ciascuno parla il suo linguaggio senza forzature e sbavature. Decisamente, in un panorama editoriale dove si pubblica tutto e il contrario di tutto, Tuzzi è di quelli per cui la cura dello stile linguistico è imprescindibile, e questo un segno di rispetto verso il lettore non più così scontato.
Ambientazione retrò nel nebbioso e freddo febbraio 1978 milanese, di pochi giorni precedente quell'evento fatale che avrebbe deviato il corso della storia repubblicana, apparentemente un banale fattaccio di cronaca nera che riguarda un povero autista d'autobus e che, quasi per caso, si connette con la morte naturale di un libraio antiquario con cui il defunto collaborava nel tempo libero...ecco la partenza di un libro giallo classico che prenderà il lettore e lo costringerà a proseguire con accanimento fino alla fine. E non è un esito scontato, perchè il passo del commissario Melis è lento, riflessivo, pacato, prevede lo studio psicologico dei personaggi via via coinvolti nell'indagine, in un'epoca in cui non esitevano i cellulari e internet. Ma non lo è anche per la scoperta e messa in scena del mondo dei librai antiquari, che Tuzzi si diverte ad illustrare con dovizia di particolari, dilungandosi col gusto dell'appassionato cultore sulle caratteristiche dei libri antichi da gran collezione (non quelli delle bancarelle per intenderci) e delle loro (talvolta) eccezionali legature. E qui forse Tuzzi pecca un po' di eccessivo zelo, tanto da dividere in due schiere i lettori: quelli messi a dura prova e quelli che si esaltano perchè un po' bibliofili in proprio e come tali ben felici di apprendere o approfondire tante informazioni su questo recondito mondo. I primi potranno saltare qualche pagina, i secondi troveranno nuove motivazioni per continuare a seguire l'indagine di Melis fino alla conclusione. Che, detto in breve, premierà fino alla commozione gli amanti del libro antico e dei classici. Non adatto a chi ama libri adrenalinici e violenti, ma a chi si sente piuttosto orfano del passo di un Maigret, a cui Melis un po' fa pensare, anche per il colorito gruppo di fedeli sbirri che lo circondano, a cui egli riserva un suo burbero affetto. In conclusione, il binomio Tuzzi/Melis, merita un supplemento di lettura e un nuovo incontro
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