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Assurdo e soprannaturale dietro la maestra di Lamberti
Poeta e scrittore di racconti, Luciano Lamberti, sarà una bella sorpresa per chi non ha mai letto niente di suo. Le edizioni Gran Via, che hanno fatto sbarcare questo argentino quarantenne in Italia con la raccolta Il pappagallo che prevedeva il futuro, hanno scommesso anche sul suo primo romanzo, con titolo omaggio a Gabriela Mistral, La maestra di campagna, tradotto da Vincenzo Barca. Misteriosi, giocosi, colmi di soprannaturale e del grottesco della quotidianità sono i suoi testi brevi, una strada da cui Lamberti non si discosta in un testo più complesso e ambizioso come questo.
La lingua di Lamberti è tanto semplice quanto efficace e fa da contraltare ai percorsi sorprendenti che riguardano la protagonista Angélica Gólik, argentina di San Ignacio, in provincia di Cordoba (dove è nato l’autore), maestra in pensione con aspirazioni poetiche, che autopubblica libri in poche copie, ma “rapisce” i suoi lettori. Una polifonia di voci diverse con quasi una ventina di “testimoni”, la presenta in una sorta di biografia collettiva al lettore, che in un certo senso deve farsi un po’ investigatore. I confini fra ciò che si vede, ciò che si pensa e ciò che si vive sono piuttosto labili in questo romanzo fantastico, che corteggia l’assurdo, come alcuni dei racconti de Il pappagallo che prevedeva il futuro.
Di cosa si nutre La maestra di campagna? Lamberti (sudamericano atipico, che confessa debiti con certa tradizione statunitense e non solo con alcuni miti suoi connazionali) snocciola storie, coltiva misteri, almeno uno enorme, che riguarda la protagonista, e altri minori. Lo fa con maestria: la protagonista emana un fascino sinistro e attira eventi che sorprendono. Sarà in particolare Santiago (una proiezione dell’autore?), aspirante poeta, lettore e ammiratore di Angélica Gólik, a far venire a galla una realtà soprannaturale e più che minacciosa, deformata dal delirio, mostruosa. Sullo sfondo anche la storia argentina, la dittatura, il peronismo, la guerra delle Malvinas/Falklands. Una miscela originale, una letteratura fuori da molti schemi.
Recensione di Arturo Bollino
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