Durante l’ultimo maxiprocesso all’organizzazione criminale oggi considerata la più potente al mondo, un pentito ha detto: «Le donne sono il cordone ombelicale della ’ndrangheta». Quella femminile è una parte decisiva della mafia calabrese e non ancora adeguatamente analizzata. Potere e sessualità si intrecciano e si confondono; il corpo femminile va “usato” da parte dell’uomo di ’ndrangheta in un modo determinato, e sempre dominato. La donna, dunque, col suo corpo diventa un possedimento e una forma di autorappresentazione. Partendo dai primi del Novecento e dal caso di una cosca dell’Aspromonte, questo libro percorre negli anni le modificazioni avvenute. Un lungo e dettagliato reportage, che si rivela anche un’indagine antropologica, tra passato e presente. )
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